Il cambiamento climatico ha portato a un aumento della temperatura media globale di 1,1°C dalla Rivoluzione industriale a oggi. In assenza di drastiche riduzioni delle emissioni di gas serra la situazione è destinata a peggiorare, con un aumento delle frequenze di eventi eccezionali (vedi il caso della tragedia di Valencia) e più in generale delle complicanze di salute derivanti dal caldo. Di questi temi si discute alla Cop29 di Baku, a dire il vero disertata dai principali big del mondo.

In un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine – dal titolo “Cambiamenti climatici, caldo estremo e salute” – gli autori fanno espresso riferimento alle conclusioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul clima IPCC che imputa la responsabilità maggiore all’uso dei combustibili fossili e al fatto che l’esposizione al calore influisce in modo sostanziale sulla salute umana: si stima che in tutta Europa – tra la fine di maggio e settembre del 2022 – vi siano stati oltre 60mila decessi legati al caldo, soprattutto per le persone più anziane e fragili con patologie croniche.

Dunque l’esposizione al calore incide e influisce in modo sostanziale sulla salute umana, sia a breve termine che a lungo termine. E il cambiamento climatico – che qualcuno si rifiuta di vedere, come il neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump – sta aumentando le temperature complessive, la frequenza e la durata delle ondate di calore con conseguenze negative per salute. Sono necessarie strategie e politiche di intervento mirato per ridurre al minimo questi effetti. Alcuni paesi (vedi la Francia) hanno adottato una legge sul clima e la resilienza e puntano – tra l’altro – in un’ottica di mix energetico sull’espansione dell’energia nucleare per la riduzione dei gas serra. Attualmente il paese transalpino gestisce 56 centrali nucleari. In Italia questo argomento fa ancora fatica a passare, nonostante alcune timide aperture del governo.

Segnalo che è in corso una raccolta di firme per un’iniziativa legislativa popolare per un rapido riassetto normativo che consenta in Italia – nell’ambito di un mix energetico nazionale – la costruzione di centrali nucleari di avanzata tecnologia, perseguendo l’obiettivo di neutralità climatica e beneficiando delle caratteristiche di continuità del servizio a bassissimo livello di emissioni nel ciclo di vita e modesto consumo di suolo. Insomma, una proposta seria e pragmatica che ha visto in poco tempo oltre 64mila adesioni. Si può firmare online e ai banchetti dei promotori (tra cui Azione e la Fondazione Luigi Einaudi). Dai dati emerge come il 66% dei firmatari abbia meno di 33 anni: le giovani generazioni appaiono molto attente e più pragmatiche di fronte agli scenari del cambiamento climatico e alla necessità di porre in essere qui e ora soluzioni partendo dall’evidenza scientifica.