Un momento di riflessione su un tema di stringente, drammatica attualità. A Milano, in Università Cattolica, la Fondazione Oasis raduna in una Conferenza di una giornata personalità del mondo cattolico e islamico, che si troveranno giovedì 28 settembre. Il titolo è evocativo: “Cambiare rotta. I migranti e l’Europa”.
L’evento nasce da un appello islamo-cristiano lanciato la scorsa primavera dalla Fondazione, dopo il naufragio di Cutro. Ora, a distanza di qualche mese, se possibile, le problematiche legate all’immigrazione si sono ancora più ingigantite. L’ obiettivo della Conferenza è quello di analizzarle, tenendo presenti quei principi di civiltà, dignità e rispetto della persona che accomunano le religioni del Mediterraneo. Allo stesso tempo fare emergere le implicazioni dell’incontro tra mondo islamico e Occidente, non vuol dire certo ignorare la complessità della vicenda. O proporre soluzioni facili.
Non per niente la Fondazione ha dedicato negli scorsi mesi un podcast ad alcune figure chiave della storia recente del Mediterraneo, dove spiccano Giorgio La Pira ed Enrico Mattei, impegnate ad avvicinare le due sponde del Mare nostrum ben prima che il governo italiano lanciasse un Piano Mattei per i Paesi africani. E del resto alla radice di quel tipo di approccio c’è certamente il dialogo fra le religioni abramitiche. Il cardinal Angelo Scola, che ha iniziato vent’anni fa l’esperienza della Fondazione internazionale Oasis, quand’era Patriarca di Venezia, aveva invitato tutti a riflettere sulla parola chiave del “meticciato”. Realisticamente popoli e istituzioni avrebbero dovuto fare i conti sempre di più con una contaminazione di persone e culture, in cui le religioni potevano offrire oasi di umanità e di fraternità. Oggi si può dire che quell’intuizione si è rivelata azzeccata.
Del resto, la prossima settimana papa Francesco andrà a Marsiglia, non in quanto Francia ma come porto del Mediterraneo, per rilanciare la Fratelli tutti con i Vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mare nostrum. All’appuntamento milanese parteciperanno personalità diverse della Chiesa cattolica, dell’islam in Italia, del mondo arabo. E anche diverse figure politiche e istituzionali.
I contributi saranno diversi e variegati. È un diritto delle persone che venga garantita la loro dignità ma è anche interesse delle nazioni e del bene comune regolare i flussi, permettere un’accoglienza adeguata, un itinerario educativo, un lavoro. Monsignor Gian Carlo Perego della Fondazione Migrantes si confronterà con il Cardinale Cristobal López Romero, Arcivescovo di Rabat. Marco Impagliazzo, della Comunità di sant’Egidio, racconterà l’esperienza dei corridoi umanitari.
L’Europa si trova in prima linea, chiamata dalla storia a fare scelte epocali e non facili. Non può rinnegare la sua tradizione di solidarietà, accoglienza, garanzia dei diritti umani. Allo stesso tempo va combattuta l’immigrazione clandestina, spesso organizzata dalla criminalità sulla pelle degli stessi migranti.
Alla Conferenza di Milano parteciperà anche Sally Hayden, reporter irlandese autrice dell’inchiesta sui migranti “E la quarta volta siamo annegati”, che viene finalmente pubblicato in Italia dalla Bollati Boringhieri. La Hayden ha vinto numerosi premi giornalistici accendendo per prima i riflettori sulla detenzione illegale e brutale dei centri di detenzione libici dei profughi. Hayden ha puntato l’attenzione sulle responsabilità dell’Europa e anche in questi giorni ripete: «Le cose che sento dire dai nostri politici sono sempre le stesse: rendere i confini più sicuri e versare fondi e investimenti che, di fatto, finiscono per sostenere l’oppressione, ignorando le conseguenze delle nostre politiche sui diritti umani». Il suo libro si snoda nel racconto personale. Da giovane giornalista free lance aveva lavorato sul Sudan e nel 2018 su suo account di FB riceve richieste d’aiuto da parte di profughi che sono prigionieri di strutture in Libia, di cui nel mondo occidentale non si ha neanche notizia. È così che emergono i nomi di Ain Zara, Abū Salīm,Zintan e Triq al-Sikka. I primi post su Twitter e FB (nessun grande giornale pubblica all’inizio gli articoli di Sally Hayden) cominciano a essere molto diffusi al punto che la Libia deve intervenire e trasferire i detenuti. Il mondo scopre di colpo l’ipocrisia della Ue: non venivano aiutati quei Paesi, né tanto meno quei popoli. Ad essere finanziati erano le polizie e i centri di detenzione. Un orrore che nessuno vuole replicare.