Si torna in classe, anzi no, vedremo. Oltre alla bagarre sugli spostamenti e le riunioni e i cenoni tra familiari nelle prossime festività natalizi, resta in un angolo meno illuminato un’altra enorme problematica dell’emergenza covid: la chiusura alla didattica in presenza per le scuole superiori. La Campania è stata la prima Regione a chiudere le scuole, lo scorso 16 ottobre. Adesso in classe sono tornati gli alunni soltanto fino alla seconda elementare, con ulteriori restrizioni rispetto al dpcm delle Zone Rosse, Arancioni e Gialle. L’assessora all’Istruzione Lucia Fortini è tornata sul tema in un’intervista a Il Mattino.

“La scuola in presenza manca a tutti – ha detto – ritengo che l’autonomia scolastica debba essere rispettata. Sì quindi ad un ritorno in presenza, ma non credo che per la secondaria di secondo grado si possa cominciare in presenza già il 7 gennaio, casomai con qualche settimana dopo. Credo che debbano essere le singole scuole a capire quale sia la percentuale di presenza che possa consentire di lavorare in maniera sicura e serena ma questo lo decideremo insieme”. Il governatore Vincenzo De Luca ha sempre citato la scuola, e le riaperture tra settembre e ottobre, come uno dei fattori principali della risalita dei contagi. Così come nelle ultime settimane ha osservato che il rischio della terza ondata, nei primi mesi del 2021, è aumentato proprio dal picco dell’influenza e dal supposto ritorno in didattica a distanza a partire dal 7 gennaio.

Proprio ieri il ritorno in classe è stato assicurato dal commissario all’emergenza – oltre che alla scuola e alla campagna vaccinale – Domenico Arcuri. “Per il momento non ci sono modifiche sulla riapertura delle scuole dal 7 gennaio. Se passeremo un Natale buono scongiureremo anche l’ipotesi che la recrudescenza dei contagi possa mettere in discussione la riapertura delle scuole – ha detto in conferenza stampa – Il target del personale docente e non docente delle scuole è stato identificato come destinatario della somministrazione del vaccino parallelamente a quello degli anziani, quindi non fa parte della prima campagna ma di una seconda sessione della campagna”. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ieri ha parlato di “dovere” del Paese di riportare alla didattica in presenza le superiori.

Il dpcm di inizio novembre – oltre a certificare il fallimento delle politiche di emergenza sulla scuola – ha istituito le Zone Rosse, Arancioni e Gialle, e quindi: nelle Zone Gialle e nelle zone Arancioni sono permesse le lezioni in presenza delle scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie; nelle Zone Rosse nelle scuole dell’infanzia, le elementari e la prima media. Chiuse le università, salvo specifiche eccezioni. E comunque molte Regioni hanno imposto restrizioni anche oltre i limiti del dpcm. A frenare sulla riapertura delle scuole anche gli esperti. Gianni Rezza, direttore della prevenzione del Ministero della Salute, al Forum Risk Management di Arezzo ha commentato come “sulla riapertura delle scuole molto dipenderà dalle dinamiche epidemiche negli specifici territori. Se dicessimo sin da ora che in tutta in Italia non c’è nessun problema, diremmo una cosa che andrebbe verificata” e quindi “non ho posizioni pregiudiziali, ma devo valutare giorno dopo giorno le dinamiche, perché rimettere in moto contemporaneamente molto attività può essere rischioso”.

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