L’ordinanza del Ministro Speranza entra in vigore lunedì 17 gennaio
Campania in zona gialla, quali sono le regole e cosa cambia: ecco cosa si può fare
La Campania dopo 7 mesi in zona bianca torna alla gialla. Lo ha stabilito il ministro per la Salute Roberto Speranza con l’ordinanza del 13 gennaio 2022 che entra in vigore lunedì 17 gennaio fino a un nuovo cambio di colore. Il cambio di colore è stato deciso in base ai numeri delle ospedalizzazioni: l’11% dei posti letto nelle terapie intensive e il 26% nei reparti ordinari sono già occupati. Ma cosa cambia in Campania dopo le nuove regole sui colori delle regioni? In sostanza nulla.
I numeri del contagio in Campania
L’ultimo bollettino della Campania registrava infatti 17.667 positivi su 104.906 tamponi esaminati, 2.121 in meno di ieri con 2.262 test processati in meno. Di questi, 10.788 su 66.568 sono positivi al tampone antigenico mentre 6.879 su 38.338 sono positivi al tampone molecolare. In percentuale, significa che è positivo il 16,84% dei test, quattro punti percentuali in meno rispetto a ieri quando il tasso di positività era al 20,16%. Se sale a 8.711 il numero di vittime con i cinque decessi contabilizzati ieri, cresce ancora il numero dei ricoveri ospedalieri: 1.278 ricoverati con sintomi, 32 in più di ieri, e 87 malati in terapia intensiva, uno in meno di ieri.
Le regole in zona gialla: obbligo di mascherina all’aperto
Il passaggio in zona gialla non comporta particolari stravolgimenti nella vita quotidiana dei cittadini. Anzi, le regole restano praticamente le stesse attualmente in vigore in zona bianca. L’unica, sostanziale, novità introdotta dal passaggio in giallo è l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto. Obbligo, in realtà, che non è mai decaduto in Campania.
Le regole in zona gialla: Spostamenti, negozi, scuola
Non ci sono restrizioni sugli spostamenti, nessun coprifuoco, né obbligo di autocertificazione. Negozi, bar e ristoranti possono continuare la loro attività secondo le regole già in vigore in tutto il Paese. Anche per quanto riguarda la scuola, almeno sulla carta, non è previsto nessuno stravolgimento, sebbene non sia da escludere che decisioni diverse possano essere prese a livello locale. Ma il Governo nell’ultima settimana ha dimostrato di essere deciso a rigare dritto sulla decisione di tenere le scuole aperte. Da tener d’occhio sono le nuove regole anti covid che sussistono nelle scuole e che fanno scattare la Dad dopo 1, 2 o 3 contagi in una classe.
Quando si bassa dal giallo all’arancione?
I parametri che determinano il colore delle regioni sono tre: incidenza, occupazione dei posti letto in area medica (ricoveri ordinari) e occupazione delle rianimazioni (terapie intensive). La zona gialla scatta quando vengono superate tre soglie limite. Il passaggio dal bianco al giallo, in questo momento, ha quasi un valore simbolico, di avvertimento. Una sorta di campanello d’allarme prima di arrivare sul punto dover introdurre misure più stringenti. Un appello a invertire la rotta. La zona arancione scatta con un’incidenza superiore ai 150 casi ogni 100mila abitanti, con il tasso di occupazione di malati covid nelle terapie intensive superiore al 20% e nei reparti non critici sopra al 30%.
L’incubo zona rossa, ecco quando scatta
E se da lunedì 17 gennaio alcune regioni potrebbero passare dalla zona arancione a quella gialla, a fine mese c’è addirittura il rischio concreto che qualcuna possa finire in zona rossa. A lanciare l’allarme è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, analizzando i numeri contenuti nell’ultimo monitoraggio: “A meno di ‘iniezioni’ di posti letto dell’ultima ora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave”. Per questo passaggio di fascia bisogna oltrepassare contemporaneamente tre soglie: incidenza sempre superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 40 per cento di posti letto occupati nei reparti ordinari e 30 per cento nelle terapie intensive.
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