“Ai giorni nostri, la parte peggiore del lavoro è ciò che capita alla gente quando smette di lavorare.” scrisse tempo fa qualcuno. Immaginiamo allora cosa succede a chi il lavoro lo perde o peggio a chi lavora senza tutele o a chi un lavoro non riesce a trovarlo. E possiamo immaginarlo analizzando i numeri forniti da Confartigianato. Abusivismo e lavoro sommerso non risparmiano nessuna regione d’Italia, ma il Mezzogiorno ha il record negativo con il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale pari al 17,5%, mentre il Centro Nord si attesta sul 10,7% e il Nord Est si ferma al 9,2%. Maglia nera per la Calabria, dove non è regolare un quinto (21,5%) degli occupati della regione, seguita da Campania (18,7%), Sicilia (18,5%), Puglia (15,9%), Molise (15,8%) e Sardegna (15,3%). Una fotografia impietosa della nostra società, dove il lavoro sembra essere diventato un lusso e non un diritto.

«È almeno decennio che abbiamo dati che innalzano il coefficiente del lavoro nero a sfavore dell’occupazione stabile. È un trend che deve far riflettere non poco – commenta Doriana Buonavita, segretaria generale Cisl CampaniaC’è una mancanza di impegno da parte di chi dovrebbe indirizzare le imprese, definendo un know – how comune e dall’altra parte ovviamente ci sono anche misure di sostegno, a cominciare dal reddito di cittadinanza, che ormai hanno dimostrato quanto le misure assistenziali seppur utili per le persone che vivono in povertà assoluta non sono utili nei confronti di chi invece il lavoro non lo trova». Ma il lavoro è legato indissolubilmente alla politica, è a lei che spetta il compito di creare condizioni, opportunità e visione.

«Manca una politica industriale per l’Italia e anche per il Mezzogiorno, perché non ha più senso parlare di questione meridionale, bisogna capire cosa fare al Sud perché l’Italia riparta – spiega Buonavita – C’è una crisi della visione industriale che impatta sicuramente con due elementi fondamentali: il disimpegno sul creare condizioni perché le aziende del nostro territorio possano sopravvivere a una tassazione che oramai è arrivata al 48% e poi c’è anche tutto un quadro normativo che andrebbe potenziato, chiediamo da tempo che gli organi di controllo abbiano un organico più grande per poter controllare di più e meglio l’ambito lavoro». E qui veniamo al nodo imprenditori- dipendenti. Perché se il tasso più basso di lavoro irregolare sul totale degli occupati (8,4%) si registra nella Provincia autonoma di Bolzano, secondo le stime contenute nell’analisi di Confartigianato è nel Nord che si annida il maggior numero di abusivi che si fingono imprenditori. La classifica regionale vede infatti in testa la Lombardia dove l’economia sommersa ne “arruola” 130.800.  Seguono la Campania (121.200), il Lazio (111.500), Sicilia (95.600) e Puglia (78.100).

A livello provinciale, Roma batte tutti con 84.000 abusivi, seguita da Napoli (59.500), Milano (47.400), Torino (30.600), Salerno (26.100). Fermare quelli abusivi ma anche mettere in condizioni gli imprenditori in regola di poter lavorare e assumere risorse. «Bisogna leggere l’attuale tessuto produttivo della nostra Regione, la lettura rimanda a un quadro impietoso, noi abbiamo più di 600mila persone che non hanno più un lavoro – suggerisce Buonavita – Leggere il tessuto produttivo e lavorativo, quindi, e con dati alla mano cominciare ad avere un’idea chiara di quale sviluppo industriale, agro alimentare e manifatturiero si vuole imprimere alla Campania – conclude – Bisogna fare una forte analisi del fabbisogno delle imprese, e fare matching tra il bisogno delle aziende e l’offerta perché a volte i percorsi formativi non rispondono ai bisogni delle imprese. Quindi, spendiamo soldi in maniera improduttiva. Occorre, invece, indirizzare i giovani a una formazione che possa poi trovare spazio nel mercato del lavoro». E la politica deve sbrigarsi se non vogliamo continuare ad annegare in un mare di lavoro nero.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.