Un urlo, lo strazio. Davanti a vetrine in frantumi e locali e merce distrutti dall’esplosione della bomba piazzata nella notte davanti alla Galleria Marconi, nel centro commerciale di Casoria, proprio nel primo giorno della riapertura dei negozi dopo settimane di lockdown, non resta che la disperazione. Mentre sul fronte nazionale il Governo annuncia un imponente schieramento di forze (70mila agenti di polizia) per verificare che nessuno violi le misure anti-Covid a Natale, Napoli e il suo hinterland si risvegliano di nuovo nel terrore e con la sensazione che le emergenze, per il territorio, continuano a essere anche altre. La pandemia le ha solo offuscate. Accade lo stesso per sanità, carcere, giustizia.

Migliaia di agenti per controllare spostamenti in occasione di cenoni e veglioni, mentre la camorra torna a seminare terrore e distruzione per battere cassa: è questo il pensiero di tanti all’indomani del raid a Casoria. Un pensiero simile a quello che appena due giorni fa ha sollevato la notizia della morte, per arresto cardiocircolatorio, di un detenuto 53enne nel carcere di Poggioreale, o alla notizia di processi e diritti rinviati a causa della riduzione delle udienze nei tribunali.

«Quello che è successo a Casoria è molto triste e molto grave – commenta Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Campania – È un atto di enorme violenza che arriva in un momento in cui gli imprenditori stanno subendo gli effetti della crisi economica, ma è anche il sintomo di un ulteriore pericolo che grava sulle teste delle attività commerciali: lo Stato sta spendendo milioni di euro per i controlli relativi al rispetto delle norme anti-Covid e non vorrei che mollasse la presa sui controlli anti-criminalità. Leggo di ingenti forze destinate alla verifica del periodo natalizio, ad acquisti milionari di droni per sorvegliare le strade nel periodo di Natale: tutto giusto, ma facciamo in modo che tali mezzi siano efficienti e utilizzati anche anche per controllare la piaga del Sud, ossia la malavita. Le attività commerciali devono combattere oggi due nemici: il Covid e la criminalità».

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Soffre anche la giustizia. «Il settore giustizia è stato trattato a oggi alla stregua di una Cenerentola tra i servizi pubblici essenziali – osserva il penalista Gabriele Esposito, vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli – Numerosi provvedimenti, per lo più medesime disposizioni prorogate nel tempo, non hanno risolto alcunché. Anzi, in assenza di risorse economiche e umane, hanno aggravato ancor più la delicata situazione della giustizia penale e civile italiana. Si è provveduto solamente a incrementare la remotizzazione dell’attività giudiziaria con provvedimenti anche inadeguati o carenti di taluni elementi essenziali. E non meno grave è la scarsa attenzione rivolta al mondo penitenziario. A tale proposito, anche nell’ultimo question time alla Camera dei deputati, si è assistito al mero snocciolamento di dati da parte del ministro della Giustizia che mal collimano con la reale situazione carceraria italiana, senza fornire una risposta adeguata e concreta al fine di tutelare tanto chi è ristretto quanto chi è preposto alle cure e alla sorveglianza. Mentre sul fronte dei processi stiamo assistendo, sia in ambito penale che civile, a numerosissimi rinvii delle trattazioni, peraltro a date lontane nel tempo, con inevitabile nocumento dei diritti di chi svolge l’attività difensiva e dei cittadini».

Già, i diritti. Quelli sacrificati, ora anche in nome della pandemia. «Le condizioni strutturali di non pochi istituti penitenziari non consentono un’efficace attività di prevenzione», ribadisce il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, che da mesi sta provando a sollecitare la politica a prendere in seria considerazione il dramma delle carceri, soprattutto in tempo di Covid e tenendo anche conto di quanto le criticità dei Tribunali di Sorveglianza incidono sui tempi con cui vengono adottate decisioni in tema di misure alternative. «Quanti altri decessi devono verificarsi per far indignare anche l’opinione pubblica?»

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).