L'allarme
Campania, occupazione in calo: le misure anticrisi non bastano
A Napoli serve un progetto politico e amministrativo che sappia rilanciarla. Non solo perché si tratta della “capitale” del Sud e di una delle città più rappresentative d’Italia, ma perché la crisi economica innescata dal Coronavirus rischia di alimentare la disperazione sociale e di ampliare il divario tra le varie fasce della società. È quanto si deduce dallo studio che la Banca d’Italia ha condotto sul mercato del lavoro in Campania dove, nel primo trimestre di quest’anno, il numero degli occupati si è ridotto dell’uno per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I dati delineano un quadro a tinte fosche. Già nel 2019, a livello regionale, l’occupazione era calata di un punto percentuale e questa diminuzione si era concentrata nel comparto di commercio, alberghi e ristoranti, oltre che in quello delle costruzioni.
Secondo l’Inps, inoltre, erano state create circa 16mila nuove posizioni lavorative, per l’esattezza quattro ogni mille residenti tra i 15 e i 64 anni, in calo rispetto al 2018. A peggiorare la situazione ci hanno pensato l’emergenza sanitaria e il lockdown imposto dal governo per arginare il diffondersi del Coronavirus. A questo ulteriore calo degli occupati hanno contribuito il settore dei servizi (a cominciare da commercio, alberghi e ristoranti) e quello dell’agricoltura, nei quali sono meno diffusi i contratti a tempo indeterminato e che, pertanto, hanno meno beneficiato della sospensione dei licenziamenti per motivi economici e del potenziamento della cassa integrazione disposti dal governo nel tentativo di arginare la crisi.
Fra il primo gennaio e il 23 aprile le attivazioni di rapporti di lavoro dipendente nel settore privato sono diminuite quasi del 25 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. «La struttura occupazionale della Campania rende il mercato del lavoro regionale particolarmente esposto agli impatti economici dell’emergenza sanitaria – spiegano gli esperti di Bankitalia – nel 2019 la quota di lavoratori nel comparto di commercio, alberghi e ristoranti era superiore alla media italiana, ma le restrizioni alla mobilità disposte dal governo hanno poi inciso negativamente».
Il risultato è che il tasso di occupazione, rimasto stabile nel 2019 al 41.5 per cento, è sceso al 40.9 nel primo trimestre del 2020. I numeri, dunque, certificano l’impatto negativo della pandemia sull’economia locale ed evidenziano la necessità di andare oltre la politica dei bonus e dei sussidi varata dal governo per tamponare gli effetti negativi della crisi. «Servono misure strutturali – dicono gli esperti – che creino occupazione stabile soprattutto in territori come Napoli e il resto della Campania».
© Riproduzione riservata