Le scuole superiori verso un nuovo stop
Campania, scuole superiori verso stop: senza sicurezza fanno bene i ragazzi a protestare
A una normativa nazionale (i famosi dpcm) che non garantisce condizioni minime di sicurezza, la Regione aveva appunto risposto con ordinanze restrittive. Dopo la sentenza del Tar, però, di fatto sono rimasti in vigore i soli dpcm e la Regione ha emanato mere raccomandazioni. In molti Comuni i sindaci – quelli che si preoccupano dei propri cittadini e non sono impegnati in campagna elettorale in altre Regioni – sono intervenuti con propri provvedimenti. Napoli, ovviamente, non è tra questi.
Gli interrogativi sono molti e di grande importanza. I ragazzi che devono stare per cinque o sei ore in una stanza con una ventina di persone tra compagni e professori sono meno importanti dei politici che svolgono le consultazioni con tutte le cautele necessarie per evitare il contagio da Covid? E, a monte, cosa si è fatto per i trasporti? I ragazzi che devono prendere autobus o metropolitane sono messi in condizioni di sicurezza o corrono un rischio elevato per poter fruire di una didattica di qualità non migliore rispetto alla Dad? E a scuola hanno un minimo di sicurezza?
I plessi sono dotati di impianti di sanificazione costante dell’aria? Una notizia molto interessante è quella della scuola di Portici dove, grazie a un impianto di sanificazione brevettato dalla Nasa e corrispondente a quello già utilizzato nelle navicelle spaziali, l’aria viene depurata giorno e notte, rendendo gli ambienti più sicuri e addirittura risparmiando agli studenti l’obbligo di indossare la mascherina. Quindi si può fare qualcosa di più diverso e sicuro dalla semplice apertura delle finestre in un mese freddo come febbraio! Forse, invece che in banchi a rotelle, sarebbe stato opportuno investire in impianti di sanificazione oltre che in collegamenti wi-fi funzionanti, lavagne interattive e formazione dei docenti alle metodiche della Dad e della Did.
E gli orari? Chi sta a scuola deve indossare la mascherina per ore e non ha neanche un luogo sicuro dove consumare una merendina. E chi sta a casa e non sente, non è coinvolto, non può intervenire, che cosa comprende delle spiegazioni? Poco o nulla. E i ragazzi che già hanno difficoltà? Ebbene, chi ha bisogni educativi speciali può restare a casa! E così succede che solo a chi più avrebbe maggiore necessità di seguire le lezioni in presenza è consentito (anzi, di fatto, imposto) restare a casa. Invece, nella stragrande maggioranza delle scuole superiori di Napoli, non è stata accolta quella parte delle raccomandazioni regionali che invitava le scuole a lasciare alle famiglie la possibilità di scegliere se mandare i ragazzi a scuola o preferire la Dad.
Quindi a scuola tocca andare. Ma sono stati approntati tutti i presidi medico-sanitari negli istituti? Solo in alcuni casi. E i tamponi? Sono stati fatti a tutti i docenti prima di far tornare i ragazzi a scuola come è avvenuto a settembre? Non risulta. Non c’è stato il tempo, data l’immediata applicazione della sentenza del Tar. I test si stanno facendo adesso? Non si sa. E i ragazzi? Se viene rilevato un caso di sospetto Covid, cosa succede alla classe? E, in particolare, alle classi dove hanno fatto lezione docenti provenienti da altre aule? Non si sa. Troppe le questioni che davvero lasciano grandi preoccupazioni. I ragazzi si sono ribellati. Hanno organizzato una protesta civile e seria, con rivendicazioni ragionevolissime. Cosa hanno ottenuto in cambio? Niente. Cari adulti, dalle più alte istituzioni alla politica, dalla magistratura alla scuola: che esempio stiamo dando a questi ragazzi?
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