Come era prevedibile non è possibile avere nessun dato precursore di un’eruzione e la situazione del piano di evacuazione va continuamente monitorata e affinata. La situazione nei Campi flegrei continua a preoccupare con lo sciame sismico degli ultimi mesi (la scossa più forte, 3,8 di magnitudo, non si registrava da anni) che sta allarmando i cittadini. Dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dall’Osservatorio vesuviano, arrivano rassicurazioni ma a preoccupare è soprattutto il piano d’emergenza in caso di una possibile eruzione nel territorio compreso tra la zona occidentale di Napoli e il comune di Pozzuoli.

Secondo Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Ingv, il piano di emergenza per una eventuale eruzione nei Campi Flegrei è irrealistico perché si basa “su uno scenario probabilistico” e non tiene in considerazione che si potrebbe arrivare a dover sgomberare i residenti con un’eruzione già in corso.
In una intervista rilasciata nei giorni scorsi al programma “Overshoot” su Radio Radicale, Mastrolorenzo punta l’attenzione su un argomento ancora poco discusso: come affrontare una eventuale eruzione. Secondo il ricercatore il problema non sono le scosse perché “nei Campi flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione, che potrebbe essere una supereruzione per energia decine di volte superiore a quella del 79 d. C. di Pompei“.

Dura la sua critica. “E’ grave che si dia per scontato che si riuscirà a prevedere l’eruzione addirittura con 72 ore di anticipo, una ipotesi molto ottimistica, quasi come se avessimo firmato un contratto con il vulcano. Invece viviamo su un sistema assai complesso, in cui la variazione anche di un solo parametro nel sottosuolo può innescare l’eruzione, magari un parametro che non riusciamo a misurare”.
Il problema è relativo ai livelli di allerta. Una decisione che viene presa “dalla Commissione Grandi rischi sulla base di esperienze e valutazioni dei singoli membri ed è molto probabile che si arrivi a un falso allarme oppure, peggio ancora, che si ritardi l’evacuazione e ci ritroviamo magari a eruzione già iniziata…“. L’alternativa per l’esperto è quella di “abbandonare l’approccio probabilistico del piano di evacuazione e adottare quello deterministico, in pratica dobbiamo metterci in condizione di elaborare un piano che preveda l’allontanamento della popolazione anche durante una fase eruttiva già iniziata. Dobbiamo essere in grado di salvare la popolazione anche in caso di eruzione, attraverso vie di fuga radiali e non tangenziali, ma questo tipo di scenario non è contemplato dagli attuali piani”.

Sull’argomento, intervistata dall’Ansa, è intervenuta Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che replica: “Stiamo osservando un fenomeno bradisismico indotto indirettamente da una dinamica vulcanica e nessuno dei dati indica che si tratti del precursore di un’eruzione prossima ad accadere“, ha rilevato Bianco. “A partire dal 2012 nei Campi Flegrei è stata proclamata un’allerta gialla e da allora sono state fatte operazioni fondamentali per migliorare la comprensione dei fenomeni nell’area” e rilevare la sismicità “in tempo reale” come anche le deformazioni del suolo, le variazioni della gravità, della temperatura e le composizioni geochimiche delle fumarole e il loro flusso”.

Il risultato – sottolinea Bianco – è “il riconoscimento internazionale che Campi Flegrei e Vesuvio sono fra i vulcani meglio monitorati al mondo“. Questo, ha proseguito, nonostante si tratti di “zone complesse, dove c’è una grande urbanizzazione”. Sulla situazione in corso aggiunge: “Al momento gli scenari attuali, basati su dati e studi, non ci suggeriscono che ci sia una variazione importante nella dinamica del vulcano tale da suggerire l’approssimarsi di un evento eruttivo”. Esiste “un sistema organizzato”, nell’ambito del quale “una variazione del livello di allerta viene concordata con la Commissione Grandi Rischi, in questo caso per il rischio vulcanico. Questo significa che “i piani di emergenza sono basati sull’idea che ci sia un cambio di livello di allerta prima dell’eruzione, conseguenza di una valutazione basata su dati scientifici”.

Sul piano di evacuazione, infine, è intervenuto il governatore campano Vincenzo De Luca: “Serve un controllo continuo, anche notturno, bisogna avere un sempre maggiore affinamento dei programmi di evacuazione. Noi abbiamo un piano di evacuazione cittadino, ricordiamo che facemmo un esperimento con la protezione civile nazionale per l’evacuazione dalle zone potenzialmente a rischio. Dobbiamo essere pronti con le nuove tecnologie a intervenire in caso di pericolo”.
“Abbiamo sperimentato qualche giorno fa – ha aggiunto – un allarme sui telefonini. Ma il nostro problema è avere un territorio fortemente antropizzato, congestionato, quindi spostare in caso di necessità centinaia di migliaia di persone non è un compito facile. Il nostro piano di violazione prevede degli hub, dei luoghi di raccolta immediata dei cittadini o il trasferimento dei cittadini nei vari comuni della Campania ma anche del resto del paese. Il piano c’è, dovremmo a mio parere ripetere più frequentemente gli esperimenti, diffondere la conoscenza anche del piano di evacuazione. Questo dobbiamo forse incentivarlo per avere quante più garanzie è possibile”.

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