Una lavanderia elettorale: ecco cosa è diventato il Movimento 5 Stelle di Conte, verso le elezioni. Chi c’era e ne esce, contestando la nuova gestione, va ovunque trovi ospitalità, da sinistra, al centro, a destra. Chi invece lo raggiunge – per inserirsi in quel fortunoso 9,5% che ancora gli accordano i sondaggisti – prova a scalare quel che resta dell’impalcatura grillina. Bussano alla porta di Giuseppe Conte i volti noti della tv militante, Michele Santoro e Donatella Di Cesare, per non dire del nostalgico detentore della sigla che fu di Di Pietro, Ignazio Messina. E se la Cosa Rossa dovesse decollare, ci sarebbe già Stefano Fassina pronto a saltarci dentro. Tutti, anche loro, dovranno però sottostare alle parlamentarie.

Dovrebbero arrivare oggi le previste regole di ingaggio per aspiranti deputati e senatori M5S. Le parlamentarie sono un obbligo statutario e le norme per parteciparvi sono in stesura, con ‘spiragli’ per chi temeva le forche caudine delle norme, stringenti, del Movimento della prima ora. Ma dopo la linea dura sul tetto dei due mandati sembrano ora aprirsi spiragli nella ‘trattativa’ tra Beppe Grillo, Giuseppe Conte e il comitato di garanzia sulle regole per le candidature. Si va verso un allargamento delle maglie, dopo giorni in cui il garante voleva tenere intatte le vecchie regole. E invece pare che Grillo nelle ultime ore ci abbia ripensato e sia pronto a cedere sia sui capilista – lasciando a Conte voce in capitolo – sia sul principio di territorialità, vale a dire la vecchia regola grillina per cui ci si candida nelle file del Movimento solo nella propria regione di residenza. Il ‘vincolo di residenza’ dovrebbe essere superato, con il ‘lasciapassare’ del garante.

Disco verde di Grillo, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, anche alla possibilità per Conte di indicare i nomi da mettere ai primi posti nei listini proporzionali, con un occhio attento alle cosiddette ‘quote rosa’. La selezione dei candidati dal basso con un voto online, si faranno ma si sta virando verso il sistema misto chiesto a gran voce dall’ex premier. Bocche cucite al momento sulle pluricandidature, ovvero sulla possibilità di candidare uno stesso nome in più collegi: il divieto è un’altra vecchia regola aurea voluta da Grillo e Casaleggio per contrastare il ‘sistema’ che, in queste ore, è in discussione. Dopo aver subìto lo schiaffo degli abbandoni eccellenti, Grillo sembra dunque al momento più morbido sulle altre richieste, complice la necessità di salvaguardare i pochi big rimasti in corsa e che rischierebbero di ‘saltare’ a causa del principio di territorialità: Chiara Appendino e Stefano Patuanelli, due nomi su tutti. Masticano amaro però i big rimasti nelle file del M5S ma ‘caduti’ sulla mancata deroga dei due mandati. Le chat sono roventi, mentre gli occhi sono puntati sulle regole in arrivo e i cellulari dei membri del comitato di garanzia –Roberto Fico, Laura Bottici e Virginia Raggi– presi d’assalto da chi attende di sapere come va a finire. “Alla fine dei giochi solo noi restiamo col cerino in mano e la campagna elettorale si giocherà sulla nostra pelle…”, uno degli sfoghi di un big nelle chat interne.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.