Da una parte la decisione del governo tedesco di portare in Parlamento delle linee guida per la liberalizzazione della cannabis anche ad uso ricreativo, dall’altra la proposta Meloni di puntare sullo sport “straordinario strumento di socialità” contro le “devianze”, fatte di “droga, alcolismo e criminalità”.
Sono i due volti delle politiche in Europa sul tema della droga. Da un lato la scelta dell’esecutivo di Berlino guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz di portare in Parlamento una proposta di legge che punta a regolare il consumo e la produzione di cannabis, depenalizzando anche l’uso personale ricreativo entro i 30 grammi, dall’altro la netta chiusura ad ogni politica di liberalizzazione e parole che sanno di “guerra alla droga” di stampo reaganiano.
Il piano tedesco
Torniamo alla Germania. Il piano messo a punto dal ministro della Salute Karl Lauterbach parte da un presupposto, ovvero che “la politica sulle droghe va cambiata”. Le nuove linee guida che verranno votate in Parlamento prevedono il possesso legale di cannabis fino a 30 grammi per i maggiorenni, con vendite regolamentate in negozi e farmacie. Anche la coltivazione, fino a due piante, smetterà di essere reato.
Il documento verrà sottoposto alla Commissione europea e dopo il suo ok verrà depositata una proposta di legge che potrebbe arrivare in Parlamento nel 2023. Il motivo è che le leggi dell’Ue in materia prevedono il divieto di importazione di cannabis, dunque la Germania dovrebbe coprire il suo intero fabbisogno con una coltivazione in loco.
La risposta di Meloni
Tutt’altro scenario è quello evocato martedì alla Camera da Giorgia Meloni. Nel suo discorso programmatico la presidente del Consiglio ha evocato come “proposta principe di certa politica” addirittura la “promessa a tutti di cannabis libera”.
E qui non si capisce chi sia l’obiettivo della premier, considerato che dalla sinistra in questi mesi di campagna elettorale sono arrivate solo delle timide aperture sull’autocoltivazione domestica. Ma in realtà la cannabis da tempo è realmente “libera”, ma in un senso opposto rispetto a quanto dichiarato da Meloni: è infatti acquistabile liberamente con grande facilità dai pusher, con gli introiti che finiscono nelle mani delle organizzazioni criminali e non, tramite una regolamentazione del governo, allo Stato come intende fare la Germania.
Ma nel discorso di martedì Meloni è tornata anche a parlare delle “devianze”, tema che le aveva già attirato critiche in campagna elettorale. Anche a Montecitorio la premier ha riproposto la sua idea di ‘correggere’ le giovani generazioni, quelli che “si autoescludono dal circuito formativo e lavorativo” e che cadono nella “emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità”.
La ricetta è sempre la stessa, anacronistica: promuovere lo “sport straordinario strumento di socialità, di formazione umana e benessere”, da affiancare a “attività artistiche e culturali”, alla “formazione scolastica” e a favorire la “cultura di impresa e il prestito d’onore”.