Dopo due giorni di audizioni, pubbliche in Antimafia, segrete davanti al Comitato per la sicurezza nazionale, si riparte da due certezze e da un dubbio inquietante. Le certezze sono che in Italia opera un “mercato clandestino delle informazioni riservate” e questo mercato è “un verminaio con numeri mostruosi”. Il dubbio inquietante è “dove sia andato a finire questo volume impressionante di informazioni riservate che il finanziere Pasquale Striano ha scaricato in maniera abusiva dalle banche dati investigative”.

Soggetti privati? Soggetti stranieri? Se è più che un’ipotesi – lo hanno detto sia il procuratore antimafia Melillo che il procuratore di Perugia, titolare dell’inchiesta – che Striano sia stato “il coordinatore di un pool” e che “non ha agito da solo o solo per fare un favore a qualche giornalista”, è fondamentale capire chi sono stati i clienti/committenti di quella mole di informazioni.

È quello che farà la procura di Perugia cominciando dai due indagati principali: il procuratore Laudati, in servizio alla Dna, ex coordinatore del Gruppo Sos; il finanziere Striano, 60 anni, tuttora in servizio a L’Aquila come responsabile della sezione acquisti del Reparto tecnico logistico. Un incarico delicato, sebbene non operativo, ma è chiaro che Striano non è stato abbandonato dalle alte gerarchie delle Fiamme gialle. Entrambi sono indagati per accesso abusivo e rivelazione di segreto.

L’interrogatorio era previsto tra ieri e oggi. Entrambi hanno chiesto di rinviare. Il ciclo di audizioni si è concluso ieri pomeriggio alle 18. Davanti all’Antimafia i due procuratori hanno chiesto di poter parlare pubblicamente in modo da “fare chiarezza, evitare strumentalizzazioni, drammatizzazioni e attacchi ad apparati chiave dello Stato come la procura Antimafia e la Guardia di finanza entrambe vittime di questo verminaio”. Top secret invece le audizioni davanti al Copasir. La scelta di aver voluto riferire al Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale presuppone che l’indagine riguardi anche la sicurezza nazionale. “Le informazioni sono il nuovo oro – ha detto a fine seduta la vicepresidente del Copasir Licia Ronzulli (FI) – il fatto che ci siano migliaia di dati sul mercato che non sappiamo dove sono andati a finire, rende possibile che siano stati consegnati a servizi stranieri o ad aziende private. Tutto questo è molto preoccupante sotto il profilo della sicurezza nazionale”. Walter Verini (Pd) collega l’oggetto dell’inchiesta di Perugia al recente allarme contenuto nella Relazione semestrale della nostra intelligence: il rischio incursioni e condizionamenti da parte di potenze straniere nella vita pubblica in prossimità degli appuntamenti elettorali.

Certe coincidenze sono inquietanti. L’allarme sulla “centrale clandestina delle informazioni riservate” che racconta “fatti di una gravità estrema” ha trovato ieri la consistenza nei numeri messi a disposizione da Cantone. Dal primo gennaio 2019 al 22 novembre 2022 (quando Melillo lo allontana dall’ufficio), il tenente Pasquale Striano, analista di banche dati investigative, scarica 33.528 file dalle tre banche dati a disposizione della Dna (i singoli uffici e i singoli corpi di polizia possono accedere ad alcune ma non a tutte le banche dati). Nello stesso periodo Striano consulta 4.124 Sos (segnalazione di operazione sospette rilevata dall’Uif della Banca d’Italia). Cantone legge e snocciola numeri da paura. “Dalla banca dati Siva (Guardia di finanza, ndr) il finanziere digita 171 schede di analisi, 6 schede di approfondimenti, fa ricerche su 1531 persone fisiche e 74 persone giuridiche”. Sempre da gennaio 2019 a novembre 2022 sulla banca dati Serpico (agenzia delle entrate), Striano compie tremila ricerche su 1.123 persone diverse. Dalla banca dati Sdi (polizia), risultano 1947 ricerche. “Se fate le somme – è l’invito di Cantone – risultano più di diecimila accessi abusivi. Sono numeri mostruosi, un’attività compulsiva tutta da chiarire e che non ci può lasciare tranquilli”.

Il procuratore mette in fila due domande: “Che fine hanno fatto questi dati? Quanti di questi sono utili anche all’estero?”. Fornisce un altro riscontro: “Molti di questi accessi sono coperti da segreto”. Ne parlerà nel pomeriggio davanti al Copasir. Al momento, aggiunge il procuratore rispondendo alle domande dei parlamentari, “non sono state trovate evidenze di soldi, le abbiamo cercate ma non risultano. Il che non vuol dire che non ci siano”. Da notare che Striano ha fatto più volte indagini sulle banche dati “in modo spasmodico” anche sul proprio conto e della moglie. “Striano era il coordinatore di un pool di persone che continua a fare, ancora adesso, accessi abusivi. Uno ci è stato segnalato di recente ad indagine già in corso. Significa che la centrale clandestina non ha fermato il proprio lavoro”.

Tra i tanti misteri ancora da chiarire, uno riguarda un buco nelle indagini. “Purtroppo Striano ha fatto in tempo a cancellare dal telefonino e dalla mail i contenuti della chat con i giornalisti e anche alcune con allegati i WeTransfer”. Sono passati alcuni giorni “purtroppo e non lo dico per attaccare i colleghi della procura di Roma” tra la notifica dell’indagine e il sequestro dei device. Si sono così dissolti nell’etere indizi preziosi. Sull’attività illecita dei giornalisti (sono indagati solo i 4 che hanno avuto dati coperti da segreto) “noi speriamo di essere smentiti anche se ad oggi ci risulta che alcuni report di impulso alle indagini siano stati scritti insieme ai giornalisti”.

Tra i filoni di indagine che Perugia deve approfondire uno riguarda “un report sui fondi della Lega”. Salvini ne approfitta: “Operazioni per farci fuori”. Elisabetta Piccolotti (Avs) ha chiesto le audizioni del magistrato Russo, ora capo del Dap e prima responsabile con Laudati del gruppo Sos presso la Dna. E anche dei vertici della Guardia di Finanza che dal 1999 aveva specializzato Striano come analista delle banche dati. Paita (Iv) chiede l’audizione del senatore Cafiero de Raho, procuratore antimafia dal 2017 al 2022. In piena stagione Striano.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.