Gli incidenti
Caos in Georgia, barricate e disordini contro la legge ‘russa’ per reprimere il dissenso: decine di arresti e feriti
Le immagini che arrivano dalla Georgia sono emblematiche. Nel recente passato la popolazione di Tbilisi aveva dato prova della spinta europeista che l’anima, se ci fosse stato bisogno di confermare questo desiderio, le piazze georgiane lo hanno confermato nelle ultime ore. I cittadini sono scesi per le strade della capitale, davanti al Parlamento, per protestare contro l’approvazione della controversa legge sulle “interferenze straniere“, che si ispira alle leggi russe per reprimere il dissenso. E la repressione in Georgia è già iniziata, con la polizia che ha iniziato a picchiare i manifestanti e ad arrestarli.
Protesta in Georgia, la legge controversa sugli agenti stranieri
Il nodo per cui migliaia di persone sono scese in piazza è l’avanzamento della “legge sull’influenza straniera” che impone ad organizzazioni, media e altre entità simili che ricevono almeno il 20% di finanziamenti dall’estero, di registrarsi come “agenti di influenza straniera”. Già nel 2023 era stata paventata l’introduzione della norma e anche in quel caso la popolazione era scesa in piazza per protestare, ottenendone il rinvio. La legge ora è passata in seconda lettura nel parlamento ed è portata avanti dal partito di governo Sogno Georgiano, che spera di avere l’ok definitivo entro metà maggio.
Per le opposizioni si tratta di una misura che replica in quasi tutto la simile legge in Russia, con l’obiettivo esclusivo di reprimere il dissenso nel paese. Inoltre l’approvazione della norma in questione avrebbe come effetto quello di allontanare la Georgia dal suo percorso verso l’integrazione europea. Anche per questo i georgiani, tra bandiere del proprio paese, quelle europee ma anche barricate, sono scesi in piazza.
Protesta in Georgia, la repressione della polizia
A levarsi verso il cielo non sono state però solo le bandiere e le voci dei manifestanti, ma anche i lacrimogeni, le granate stordenti, i manganelli e i pugni della polizia. La repressione della protesta di ieri sera è stata sanguinaria. In alcuni video e immagini si vedono gli agenti di polizia, mascherati in stile Bielorussia o Russia, attaccare i manifestanti disarmati.
Il bollettino finale comunicato dal viceministro degli Interni georgiano Aleksandre Darakhvelidze è di 63 persone arrestate a Tbilisi, sei agenti feriti. Ma i feriti tra la popolazione dovrebbero essere ben di più. A rimanere ferito è stato anche Levan Khabeishvili, il leader del partito di opposizione Movimento nazionale unito, picchiato dalle forze dell’ordine e costretto al ricovero in ospedale e a un intervento chirurgico. Secondo il viceministro Darakhvelidze, il deputato avrebbe forzato il cordone di polizia e disobbedito agli ordini degli agenti. Per questo è stato malmenato e il suo volto è stato sfigurato, come ha denunciato lo stesso Khabeishvili mostrando sui social le gravi ferite.
Ma la dura repressione della polizia non sembra arrestare la protesta. Non solo Tbilisi, ma anche nelle città di Batumi e Kutaisi hanno avuto luogo alcune manifestazioni. Proprio dalle altre città oggi potrebbero confluire nella capitale centinaia di persone per unirsi alla protesta davanti al Parlamento.
Proteste in Georgia, la reazione dell’Europa
Ciò che sta succedendo in Georgia è visto con grande apprensione da Bruxelles. La Commissione Ue ha già sottolineato come l’iniziativa legislativa mina le aspirazione a entrate nell’Unione Europea per Tbilisi. Solo a dicembre scorso, l’Ue ha concesso alla Georgia lo status di candidato ufficiale per l’adesione, nonostante ancora riforme necessarie al sistema giudiziario, elettorale, per la libertà di stampa.
A commentare le proteste e i disordini in Georgia delle ultime ore è stato Josep Borrell, capo della diplomazia europea che ha “condannato fermamente la violenza” usata dalla polizia. Per Borrell è “inaccettabile l’uso della forza per reprimere” le proteste. “La Georgia è un paese candidato all’adesione all’Ue, invito le sue autorità a garantire il diritto di riunione pacifica”. L’Europa, quindi, guarda con preoccupazione gli sviluppi delle proteste a Tbilisi. Chi invece le osserva compiaciuto, si trova al Cremlino.
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