Ha cinque figlie e tanti nipoti: "Sono preoccupata soprattutto per loro"
Caos Libano, l’italiana Maria risponde a Tajani: “Bombe vicino casa ma resto qui”
“L’ambasciata ci dice di lasciare il Paese e dove vado? A Napoli con 20 persone? Vogliamo restare qui”. Parla con un filo di voce Maria Russolillo, napoletana trapiantata in Libano da oltre 30 anni dopo aver conosciuto il marito, Kamel Chahrour, ingegnere, che ha frequentato l’università Federico II di Napoli. Mentre molti connazionali provano a lasciare il Paese dei Cedri dopo l’appello lanciato dall’Occidente, Maria non ha alcuna intenzione tornare in Italia. Vive tra Beirut, dove ha casa, e una zona al sud del Libano “riparata sulle montagne dove andiamo quando la situazione diventa critica anche se di recente sono arrivate le bombe anche lì”. Ha cinque figlie e tanti nipoti. “Sono preoccupata soprattutto per loro” perché nei giorni scorsi un attacco israeliano a sud di Beirut è avvenuto a poca distanza “dalle case delle mie figlie Fatima e Diana che per fortuna stanno bene anche se nella zona ci sono stati morti e feriti”.
Libano, “bombe vicino casa dei mie figli”
Da 48 ore l’ambasciata italiana a Beirut, così come il capo della Farnesina Antonio Tajani, parlano della possibilità di una evacuazione “imminente” dei circa 3mila italiani presenti in Libano anche con l’eventuale utilizzo di navi della Marina militare. Si teme infatti l’escalation tra Israele e la rete di combattenti sciiti fedeli all’Iran che ha annunciato una vendetta imminente dopo l’omicidio del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran in occasione dell’insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian. Nel Paese dei Cedri Hezbollah combatte da mesi contro lo stato ebraico ma nelle ultime settimane la situazione è degenerata, l’intensità degli attacchi è aumentata e a farne le spese è soprattutto la popolazione civile colpita anche da una grave crisi economica che in realtà va avanti da anni. “Noi vogliamo solo un po’ di pace – spiega Maria – invece negli ultimi giorni i bombardamenti si sono intensificati e, a dispetto di quanto si possa dire all’estero, in Occidente, noi libanesi non facciamo vittimismo, stiamo davvero rischiando la vita per una guerra che nessuno vuole”. Una guerra che però sembra sempre più vicina tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha iniziato a inviare a Beirut 32 tonnellate di forniture mediche di emergenza per equipaggiare gli ospedali libanesi per far fronte al possibile arrivo di feriti.
Libano, Maria: “Come sposto la mia famiglia di 20 persone”
Sulla possibilità di lasciare il Paese, Maria è però netta: “È facile dire ‘torna in Italia’ ma come faccio a spostare tutta la mia famiglia? Siamo circa 20 persone e qui abbiamo la nostra vita, mio marito lavora nell’edilizia da anni e poi, credetemi, in Libano c’è integrazione tra cattolici e mussulmani”. Tra l’altro il 4 agosto scorso è ricorso l’anniversario della devastante esplosione avvenuta nel porto di Beirut nel 2020 che provocò la morte di 218 persone, 7mila feriti, 300mila sfollati e circa 3 miliardi di danni. “Quel giorno mio marito e mia figlia erano a pochi chilometri di distanza dall’esplosione, per qualche secondo hanno perso l’udito, pensavano a una forte scossa di terremoto poi si sono resi conto di quello che era realmente accaduto”. L’esplosione era collegata alla detonazione di migliaia di tonnellate di nitrato d’ammonio che erano state confiscate nel 2014 da parte del governo libanese ad una nave russa e depositate nel porto senza misure di sicurezza fino al giorno del disastro. Vicenda sulla quale dopo anni non è stata fatta ancora chiarezza con Hezbollah che ha sempre respinto, anche con proteste finite nel sangue, ogni suo coinvolgimento.
Caos Libano, voli cancellati e code in aeroporto
Tornando alla situazione attuale, oltre all’Italia, con Tajani che definisce “preoccupanti” gli ultimi avvenimenti, anche Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Canada. Spagna, Giappone e i paesi arabi, a partire da Giordania e Arabia Saudita, hanno chiesto ai connazionali di lasciare il Paese il prima possibile e con ogni mezzo disposizione. E già a partire dal 5 agosto si sono vissute scene di panico all’aeroporto di Beirut dove sono state registrate lunghe code dopo che diverse compagnie aeree internazionali hanno temporaneamente sospeso i voli per il Libano a causa del rischio di un’escalation militare. Lufthansa ha reso noto che estenderà la sospensione dei suoi voli per Beirut fino all’8 agosto. Nei giorni scorsi anche Air France, Swiss, Transavia France e Kuwait Airways hanno annunciato la sospensione dei collegamenti con la capitale libanese.
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