Giuseppe Conte agita il governo e lo stesso Movimento 5 Stelle. Il leader sospeso dei pentastellati annuncia infatti, con una intervista a La Stampa, che il partito voterà no all’aumento delle spese militari dell’Italia, col Movimento che starebbe lavorando in tal senso ad un ordine del giorno che andrebbe in direzione contraria a quello già votato alla Camera, che prevedeva l’incremento delle spese per la difesa fino al 2% del Pil.

A confermarlo è Vito Crimi, che col senatore Gianluca Ferrara sta lavorando all’odg: un provvedimento che vada “esattamente nella direzione proposta dal presidente Giuseppe Conte: in questo momento la priorità va ad altre spese”, come il caro-bollette e il caro-energia, “altrimenti i cittadini non capirebbero“, spiega l’ex capo politico a Lapresse.

Tornando a Conte, l’ex presidente del Consiglio spiega così la sua posizione: “La soglia del 2% è frutto di un impegno preso nel 2014 che non può essere cancellato e che io stesso non ho rinnegato quando ero presidente del Consiglio. Però mi sono impegnato a rivedere i criteri di calcolo in modo da tenere conto anche dei costi politici e immateriali che comportano le nostre missioni all’estero”.

Un voto contrario alle indicazioni della maggioranza Draghi, ma Conte non sembra temere che la mossa dei grillini possa mettere a rischio il governo: “Ognuno farà le sue scelte. Ma confido che anche il progetto di rafforzamento della difesa europea sia portato avanti con ponderazione, al fine di razionalizzare le spese e non moltiplicarle, e comunque attraverso uno sforzo comune europeo”.

Parole che si scontrano però con due fatti impossibili da nascondere sotto il tappeto: negli anni al timone del governo, proprio il leader pentastellato prima con la maggioranza giallo-verde e poi quella giallo-rossa aveva aumentato le spese militari, del 7,28% nel 2020 e del 6,04% nel 2021.

Conte che inoltre fa fatica, per usare un eufemismo, a controllare i gruppi parlamentari: non è un caso se ieri alla Camera e al Senato gli esponenti 5 Stelle abbiano votato sì alla risoluzione di maggioranza a favore della bussola strategica e quindi l’aumento delle spese militari.

Non a caso la posizione espressa da Conte ha messo in allarme i parlamentari. Nelle chat interne del Movimento, riferisce l’AdnKronos, il tono dei messaggi è furioso: “Staccare la spina al governo adesso sarebbe una follia“, si sfoga un parlamentare. “Come si fa, in mezzo a una guerra, a minacciare la caduta del governo?“. “Passeremmo per irresponsabili mentre c’è il caos in Ucraina…“, sono alcuni dei messaggi che evidenziano la spaccatura all’interno dei pentastellati per la posizione presa da Conte.

Le reazioni di Orsini e Berlinguer

Non si è fatta attendere anche le reazioni dei due protagonisti, Alessandro Orsini e Bianca Berlinguer. Il professore della Luis su Facebook ha rivelato che “molte altre trasmissioni di informazione mi avevano offerto compensi ben superiori a quello della Rai. Ho scelto Bianca Berlinguer perché penso che sia una garanzia di libertà. Questa libertà va difesa“. Per questo, aggiunge Orsini, “annuncio che sono pronto a partecipare alla trasmissione di Bianca Berlinguer gratuitamente“.

Ben più dure le parole di Bianca Berlinguer, la ‘padrona di casa’ a Cartabianca. “Apprendo – spiega la giornalista – che il contratto sottoscritto dalla Rai e dal professore Alessandro Orsini sarà interrotto per decisione della direzione di Rai3 senza che io sia stata consultata in meritoUna decisione che limita gravemente il mio ruolo di autrice e di responsabile di #Cartabianca per quanto riguarda la questione fondamentale della scelta degli ospiti e di conseguenza dei contenuti sui quali si costruisce la discussione“.

Quindi la precisazione: “Aggiungo che non condivido la decisione di escludere una voce certamente rappresentativa di un’opinione presente nella società italiana e tra gli studiosi, in quanto ciò porterebbe a una mortificazione del dibattito che per essere tale deve esprimere la più ampia pluralità di idee. Non è forse questa la missione del servizio pubblico?

 

Avatar photo

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia