Il 2024 doveva essere l’anno delle elezioni anche nel continente africano, ma iniziano già i rinvii e senza nessuna data certa. Il 25 febbraio il Senegal avrebbe dovuto eleggere il nuovo presidente, senza che il titolare in carica Macky Sall potesse correre per un terzo mandato presidenziale. Ma proprio Sall in carica dal 2012 in un messaggio alla nazione ha annunciato che una disputa sulle liste elettorali bloccava la legge elettorale ed era necessario un rinvio. Nel paese è stato bloccato internet per diverse ore, ufficialmente per il grande numero di messaggi sovversivi che incitavano all’odio. Il parlamento è in seduta plenaria da due giorni e non uscirà finche non avrà votato un disegno di legge per il rinvio che dovrebbe comunque non superare i sei mesi.

Fuori del parlamento le opposizioni avevano radunato molte persone per protestare, ma la polizia è intervenuta con i lacrimogeni disperdendo la folla. Il Senegal è uno dei pochi paesi dell’Africa occidentale ancora fortemente legato alla Francia, che negli ultimi anno ha visto la disgregazione di quella che veniva chiamata Francafrique. Gli ultimi due anni di amministrazione Sall sono stati molto complicati con una virata decisamente autoritaria del presidente senegalese. Le opposizioni sono fortemente cresciute e hanno dato voce al grande malcontento popolare soprattutto dei più giovani e dell’ampia diaspora senegalese in giro per il mondo. Il più importante leader dell’opposizione è l’ambiguo Ousmane Sonko che però non potrà candidarsi dopo essere stato condannato, anche se i suoi numerosi seguaci accusano la magistratura di Dakar di essere stata politicamente indirizzata. Il suo ex partito Pastef, sciolto l’estate scorsa dopo violenti scontri di piazza, aveva deciso di appoggiare Bassirou  Diomaye, anche lui agli arresti da circa sette mesi per aver offeso alcuni magistrati, e oggi grida al colpo di stato.

Il vice-presidente del partito Yassine Fall ha apertamente parlato di un golpe istituzionale ordito dalla compagnie governativa conscia di perdere alle elezioni. La corsa alle presidenziali era stata ad ostacoli per quasi tutti i candidati compreso Karim Wade, del Partito Democratico Senegalese a cui è stato impedito di concorrere per la sua doppia cittadinanza senegalese e francese. Macky Sall appoggia pubblicamente il primo ministro Amadou Ba, membro del partito di governo, ma che ha poco seguito elettorale così come gli ex capi di governo Idrissa Seck e Mahammed Boun Abdallah Dionne che sono l’emblema della vecchia classe politica di cui le nuove leve della società senegalese si vogliono liberare. Gran parte dell’opposizione, soprattutto il partito di Sonko ed i suoi alleati, hanno più volte dichiarato che intendono interrompere tutti i rapporti preferenziali con la Francia ed aprire il paese alla Cina. Saranno mesi complicati per il Senegal che potrebbe scivolare ancora una volta nelle violenza di piazza che il paese ha già visto nel 2023 a causa dell’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, e della perdita di potere d’acquisto della maggioranza della popolazione.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi