Il caso nel carcere di Airola
Carceri disumane ma per la penitenziaria il problema è l’ipergarantismo: “Detenuti si autogestiscono”
Quando capiremo che queste galere generano violenza e non rieducano sarà sempre troppo tardi. Ancora sangue e violenza in un carcere della Campania. Torna al centro delle cronache l’Istituto Penale per Minorenni di Airola. A dare la notizia è Sabatino De Rosa, vice coordinatore regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, che racconta quanto avvenuto ieri nel carcere minorile.
“Un detenuto di origini albanesi, già responsabile nel passato di gravi eventi critici tesi ad alterare l’ordine e la sicurezza interna, ha aggredito tre Agenti di polizia penitenziaria violentemente, anche avvalendosi di un manico di scopa con cui ha pure distrutto molte suppellettili dell’istituto. Nella concitazione, ha anche dato un pugno ad un vetro, ferendosi e ferendo a sua volta un Agente con una scheggia.”. Un fatto grave, ma guardiamo l’insieme: non c’è personale, mancano gli psicologi, il ragazzo di origini albanesi magari non ha avuto modo di parlare con un interprete e comprendere la nostra lingua. Gli istituti di pena sono sempre più vicini all’inferno, ma il Sappe se la prende con l’ipergarantismo e sventola la bandiera del giustizialismo.
“A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri – commenta Donato Capece, segretario geenerale del Sappe – carceri dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti”. Vogliamo picchiarli? Mandarli a letto senza cena? Buttare la chiave?
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