Il Tavolo di lavoro istituito da Bonafede per l’emergenza virus rischia di marginalizzare il ruolo dei garanti e delle Regioni e può compromettere l’uniformità dell’assistenza sanitaria ai detenuti. Le carceri continuano a scoppiare, dicono i garanti. Che mettono tutto nero su bianco in una lettera che hanno inviato ieri ai governatori, Che cosa è successo di preciso? «In data 21 aprile 2020 – spiegano i garanti territoriali – su sollecitazione del ministero della Giustizia, il ministero della Salute ha istituto in quella sede un Gruppo di lavoro interministeriale ad hoc per il contenimento dell’emergenza Covid-19 nel settore penitenziario, a cui sono stati invitati a partecipare anche il Garante nazionale delle persone private della libertà, l’Istituto Superiore di Sanità e tre rappresentanti del Gruppo tecnico interregionale della sanità penitenziaria».

«Ma così composto – è l’allarme che i garanti lanciano ai presidenti delle Regioni – il Gruppo di lavoro potrebbe provocare – anche involontariamente – effetti perturbatori di quel modello di gestione della sanità penitenziaria che, ancorché bisognoso di ulteriori miglioramenti, nel suo insieme in questi anni è andato positivamente assestandosi». Il rischio evidente, insomma, è quello che il “doppione” istituito dal ministero di Giustizia possa alterare e indebolire un sistema collaudato che ha visto finora nella collaborazione tra Stato e Regioni le basi del confronto.

«La normativa vigente – spiegano i garanti territoriali – prevede che il confronto tra le Amministrazioni centrali dello Stato e le Regioni si svolga nell’ambito del Tavolo di consultazione permanente istituito presso la Conferenza unificata a seguito del Dpcm 1 aprile 2008 di trasferimento delle competenze al Servizio sanitario nazionale dell’assistenza sanitaria delle persone detenute. Viceversa, l’autorità di Governo ha inteso istituire una nuova sede in cui le Regioni e le Province autonome, pur titolari della responsabilità del servizio sanitario negli istituti penitenziari come sul territorio, appaiono coinvolte in maniera marginale, in un organismo che appare squilibrato nelle rappresentanze tra Amministrazioni centrali dello Stato e Regioni e tra responsabilità sanitarie e di giustizia».

Poi l’affondo. «In qualità di Garanti delle persone private della libertà delle Regioni e delle Province autonome», è l’allarme lanciato ai governatori, «l’accettabilità istituzionale del Gruppo di lavoro» creato da Bonafede può andare bene ma «solo in via temporanea (fino al termine dello stato di emergenza in corso) e limitatamente alle misure di prevenzione e assistenza in materia di Covid-19». Che tradotto in parole povere vuol dire: sì ministro, finché c’è il virus va bene, ma dopo l’emergenza il tavolo si chiude. E si rimette in mansarda.