Il caso
Carceri, si indaga per epidemia colposa: “Positivo al Covid dopo trasferimento di 10 detenuti”

Epidemia colposa è l’ipotesi di reato al centro della denuncia presentata dall’avvocato Gaetano Aufiero per un detenuto napoletano che in carcere si è ammalato di Covid-19. Il fascicolo è al vaglio della Procura di Cuneo perché i fatti si sono svolti nel carcere di Saluzzo. Per esporli, invitando la magistratura a svolgere indagini e dare risposta agli interrogativi aperti da questa storia, l’avvocato Aufiero ha presentato un lungo e dettagliato esposto. Il tema attorno a cui ruota la storia è uno degli argomenti più attuali e delicati degli ultimi mesi perché affonda le radici nella gestione dell’emergenza sanitaria all’interno degli istituti di pena ai tempi del Coronavirus. L’indagine dovrà chiarire se il trasferimento dal carcere di Bologna di detenuti, poi risultati positivi al Covid, sia stato all’origine del contagio nel carcere di Saluzzo dove il detenuto napoletano, protagonista di questa vicenda, ha contratto l’infezione che da mesi spaventa il mondo. È proprio il trasferimento di detenuti da un carcere all’altro il nodo centrale del caso sottoposto all’attenzione dei magistrati della Procura di Cuneo. Ma ricapitoliamo i fatti. È il 26 aprile quando il detenuto napoletano scopre di essere positivo al Covid-19.
È uno dei reclusi della sezione di alta sicurezza del carcere piemontese, e, a parte la perdita del gusto, non ha sintomi gravi, ma viene messo in isolamento come prevede la procedura di sicurezza e tenuto sotto osservazione medica. In quegli stessi giorni, come lui altri detenuti risultano positivi al virus, mentre prima di allora non risultava alcun contagio nelle celle. E si fa caso a una circostanza: qualche settimana prima, proprio in quella sezione di alta sicurezza, erano arrivati alcuni detenuti provenienti dalla casa circondariale di Bologna dove agli inizi di aprile si era verificato il primo caso di detenuto morto per Covid-19. Quel detenuto si chiamava Vincenzo Sucato e la sua morte accese il dibattito sul rischio di focolai all’interno dei penitenziari italiani. Potrebbe esserci un nesso tra i contagi nel carcere di Saluzzo e l’arrivo dei detenuti da Bologna? È questa la domanda a cui la Procura di Cuneo dovrà dare risposta. Ricostruendo la sequenza dei fatti, l’esposto ha sollevato l’interrogativo.
“All’indomani del decesso del detenuto nel carcere di Bologna – si sostiene nell’esposto – veniva disposto il trasferimento di decine di detenuti sospettati di essere entrati in contatto con lui in quanto allocati nella medesima sezione di alta sicurezza. Tuttavia – si legge ancora – il predetto trasferimento non veniva eseguito per tutti, alcuni rimanevano in attesa di trasferimento a stretto contatto tra di loro e senza alcuna misura di prevenzione idonea a scongiurare la diffusione del virus Covid-19”: ecco l’ipotesi da verificare attraverso le indagini. “Di tali circa 20 detenuti rimasti a Bologna ben dieci risultavano positivi al test per il Coronavirus. E positivi sono risultati alcuni detenuti della casa di reclusione di Saluzzo ristretti nella stessa sezione dove sono stati reclusi quelli provenienti da Bologna. Prima dell’arrivo dei detenuti da Bologna la casa di reclusione di Saluzzo non aveva registrato casi di contagio tra detenuti”, prosegue l’esposto che l’avvocato Aufiero spiega di aver presentato alla luce delle informazioni raccolte parlando con il suo assistito recluso nel carcere piemontese e con altri detenuti nei diversi istituti penitenziari sparsi sul territorio nazionale: “La gravità delle informazioni apprese ha fatto sorgere nello scrivente l’obbligo, morale prima ancora che giuridico, di rappresentare all’autorità giudiziaria competente tutti i fatti al fine di verificare se corrispondano a verità e possano configurare ipotesi di reato gravi come l’epidemia colposa”. Ora si attende l’esito delle indagini.
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