Carceri, un altro agente penitenziario si suicida: “Lo Stato ha abbandonato personale e detenuti”, il sindacato chiede le dimissioni di Nordio

Un altro suicidio legato alle carceri. Un agente della polizia penitenziaria di 36 anni si è tolto la vita a Roma. Era originario di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria. È il sesto agente suicida dall’inizio dell’anno, secondo la Uilpa Polizia Penitenziaria. “Aveva 36 anni, originario di Cittanova (RC), da un paio di mesi impiegato presso la Centrale Operativa Nazionale di Roma, stamattina doveva assumere servizio, ma nella notte si è tolto la vita sparandosi, sembrerebbe, con l’arma d’ordinanza” spiega il segretario generale del sindacato Gennarino De Fazio. L’emergenza e i numeri record dei suicidi in carcere continua.

Carceri, un altro agente penitenziario si suicida

De Fazio prosegue, puntando il dito contro la politica: “Una carneficina, una strage senza precedenti e che non può non avere, seppur fra concause diverse, un’origine comune. Uno stillicidio di vite spezzate che vede il Governo inerte, capace evidentemente di varare solo decretini, forse strumentali a strategie politiche, ma non certo utili a sollevare le sorti di un sistema carcerario sempre più alla deriva, né a fermare la spirale di morte che non ha precedenti”. “Al Ministro Nordio e al Governo Meloni chiediamo una vera presa di coscienza, di tutte queste morti portano il peso della responsabilità politica e morale”, aggiunge il sindacalista.

Il sindacato chiede le dimissioni di Nordio

C’è chi va oltre, come il sindacato Spp che chiede le dimissioni del ministro Carlo Nordio e del sottosegretario Delmastro. “Il tragico gesto dell’agente di polizia penitenziaria, 35enne, originario della provincia di Reggio Calabria ma residente a Roma, il sesto suicidio tra il personale penitenziario dall’inizio dell’anno, insieme ai 54 detenuti che si sono tolti la vita, sono la prova provata che lo Stato ha abbandonato personale e detenuti al loro destino. Non possiamo ulteriormente tollerare che i massimi responsabili politici dell’Amministrazione Penitenziaria siano al loro posto spacciando il “decretino carcere tutto come prima” per la soluzione dell’emergenza carcere che ha raggiunto livelli mai registrati prima e che fa somigliare le nostre alle carceri sudamericane”, dice il segretario Aldo Di Giacomo.

Il sindacalista continua: “Il suicidio è purtroppo diffuso non solo tra il personale penitenziario (22 casi in tre anni) ma anche tra gli appartenenti a tutte le forze dell’ordine, al punto che il numero di agenti di polizia morti per suicidio è più del triplo rispetto a quelli feriti a morte nell’esercizio delle loro funzioni di contrasto alla criminalità”. Per questo il sindacato richiama l’attenzione sullo “stress intenso cui le forze dell’ordine sono esposte quotidianamente, specie nelle carceri dove il personale in questi primi sei mesi ha subito 881 aggressioni con le carceri campane al primo posto, seguite da quelle lombarde e laziali”. E segnala che “anche le malattie professionali correlate allo stress lavorativo sono in aumento del 120%”.