In passato ho scritto varie letterine dei desideri al nuovo Presidente del Consiglio, non so se qualcuna delle cose che ho scritto sia arrivata al suo orecchio, ma devo assai realisticamente dire che quello che ha fatto in questa primissima fase del suo governo è stato esattamente quello che le ho scritto, dal corretto uso della lingua per come l’abbiamo imparata a scuola sino alla sospensione della riforma Cartabia. Di amnistia ancora non se ne parla anche se mi pare che in vent’anni di dittatura e due diversi codici ne siano state fatte circa sette o giù di lì e successivamente anche il Migliore appena arrivato al Ministero fece subito lo stesso ma, devo dire che a quei tempi ancora non si era abbattuta sul mondo della giustizia l’interminabile tempesta perfetta che ci affligge in maniera acuta da oltre trent’anni e che ha colpito duramente, come tutti, anche l’avvocato Vincenzo Malinconico.
Oggi voglio essere più modesto e realistico e voglio fare due chiacchiere proprio con il mio amico Vincenzo Malinconico, ormai cancelliere esperto. Penso che il collega ex avvocato Diego De Silva, che lo ha scoperto e me lo ha fatto conoscere, non sarà geloso. Ormai l’avvocato Malinconico è patrimonio comune del ceto forense come e più di Cicerone e Carnelutti e, volente o nolente, dovrà dividere la sua amicizia un pochino anche con me. Ebbene, secondo me, oggi l’avvocato Malinconico sarebbe certamente un cancelliere esperto, anche lui infatti, avrebbe approfittato della leggina inventata dal precedente governo per eliminare l’arretrato e dare una boccata di ossigeno all’avvocatura avanti negli anni e, dato che come molti suoi ex colleghi di incomprensibile successo non era assolutamente impreparato, ha vinto il concorso per cancelliere esperto ed ora, dopo qualche decennio di frequentazione della aule di giustizia o meglio dei corridoi che si affacciano sulle loro porte dove assai raramente aveva qualcosa da fare, si è seduto dall’altra parte della scrivania e sta lì rilassato, a lavoricchiare vedendo scorrere le giornate in attesa di fine mese e del relativo accredito dello stipendio sul conto corrente.
Non è molto ma, tolte spese, tasse e balzelli, è certamente di più di quanto riusciva a tirar fuori in tribunale combattendo ogni giorno con le unghie e con i denti. Poi gli pagheranno ferie, tredicesima e buoni pasto, e chi li aveva mai visti prima! E magari anche un po’ di pensione. Certo, nessuno mai gli farà un busto o una lapide in tribunale ma ormai anche queste sono inflazionatissime e poi non sono commestibili né ci si può fare la spesa o mettere la benzina in macchina. Non importa se il giudice che deve assistere ha vent’anni meno e, quanto a diritto scritto o vivente, ne sa meno di lui, a Vincenzo come ai suoi compagni di fuga non gliene frega nulla, e non è assolutamente pentito della sua scelta che anzi, a differenza di diversi giudici e soprattutto di moti avvocati superstiti, benedice ogni minuto che passa. Altri suoi ex colleghi meno bravi o fortunati di lui ora fanno i supplenti a scuola o l’insegnante di sostegno, altre fanno le segretarie presso studi medici, altri ancora fanno lavoretti da casa, le manicuriste, gli animatori, i ballerini, e quelli di maggior successo e buon senso hanno aperto trattorie e rivendite di cibo da asporto. Insomma, tutti fanno di tutto in un rompete le fila e si salvi chi può generalizzato.
Caro Vincenzo, devo dire che mi sono sempre chiesto come facessi a tirare la carretta, ti aggiravi per il tribunale con una borsetta logora e mi sono sempre domandato cosa ci mettessi dentro. Ebbene, ora mi è tutto chiaro: tu facevi finta anche con te stesso e cercavi solo una via di fuga e alla fine, per fortuna tua e della tue famiglie, l’hai trovata. Arrivavi ogni mattina in tribunale alle otto e mezza, sempre con la stessa giacca di un colore indefinibile e con la tua brava camicia di poliestere color panna smorta, facevi un giro, prendevi il caffè che lì costa meno, te la prendevi con i colleghi scorretti che ti fregavano i clienti che non avevi e non hai mai avuto, stavi un po’ lì a ciondolare e te ne tornavi a casa, come eri triste… Certo, il giudice che deve assistere il cancelliere esperto Malinconico guadagna più di lui ma, in verità, non tantissimo di più. È vero, ha il potere ed è assolutamente intoccabile, ha le ferie più lunghe ma ha anche delle pesantissime responsabilità, ma a me, il mio amico ex collega, pare assai più sereno di lei. Quando l’ho visto seduto in ufficio dall’altra parte della scrivania non era per niente imbarazzato, anzi.
È stato gentile, non doveva più ostentare tenori di vita impossibili né tuonare contro le sfortune di qualche collega inventandosi compensi né sognati né visti. In verità anche la collega di cui eri follemente innamorato ora ha cambiato mestiere e, approfittando della sua bellezza e dei buoni uffici di qualche potente, è entrata nella sottocasta dei magistrati onorari che poi alla fine sono quelli che veramente tirano la carretta e lavorano quasi per tutti, ogni tanto quando la incontro mi racconta la sua esperienza. Quando quell’immenso ammortizzatore sociale chiamato giustizia si inventò questa ulteriore figura, noi avvocati irriducibili o senza via di uscita, che poi è quasi la stessa cosa, li guardavamo con una certa sufficienza, poi le cose sono cambiate ed in meglio per loro, ormai è un vero e proprio lavoro anche molto ambito, l’accesso si è fatto davvero difficile e non si viene pagati neanche tanto male. Lei mi diceva una cosa cui non credevo o non volevo credere, vale a dire che al bar, da quando fa il VPO, che sarebbe il magistrato onorario, i camerieri la trattano con rispetto e deferenza mentre a noi avvocati non ci pensavano e non ci pensano proprio. Quando riuscivo a divincolarmi dalla presa di Vincenzo e portarla al bar ed eravamo ancora entrambi avvocati i camerieri ci trattavano con una certa indifferenza, ora invece, da quando fa il magistrato onorario per lei tutto è cambiato.
Una volta l’ho incontrata al bar e devo dire che quello che mi diceva è verissimo, non è più avvoca’ adesso è la Dottoressa, le danno la scodella con il dolcificante senza fare storie per la ricorrente abitudine di portarsele a casa e le sorridono sottomessi ed ossequiosi, una trasformazione che non avrei mai immaginato e questo la dice lunga sul profondo rivolgimento sociale che da diversi decenni stiamo vivendo. Se avrete tempo, voglia e tanta pazienza ve lo racconterò e, se possibile, spiegherò tutto per filo e per segno secondo l’idea che me ne sono fatta. In sintesi, sei stato molto fortunato ed hai fatto benissimo a fare il cancelliere esperto, la tua vita ora è molto più serena, non rischi e non devi guardarti continuamente come i magistrati da nemici e tranelli dei colleghi né devi, come gli avvocati, combattere contro tutto e tutti per il nulla fingendo quello che non è per inseguire quello che non esiste e che probabilmente non è mai esistito. Non ne valeva la pena, ma come si faceva a saperlo da prima…
Il problema non è capire, il problema è poter sapere e poter prevedere e trovarsi al posto giusto al momento giusto. Certo, anche tra voi ogni tanto qualcuno finisce nei guai, è raro ma succede, il tribunale è un posto pericolosissimo per tutti nessuno escluso, basta un nonnulla, una parola sbagliata o un timbro in più o in meno e si finisce male ma se fai il tuo lavoro e stai attento e soprattutto non vedi e non senti e non capisci troppe cose è difficile che ti succeda qualcosa. Vuoi sapere se ti invidio? Onestamente no, ma ti capisco e ti rispetto. Io sono uno spirito libero, direi quasi anarcoide ed il mio posto per ora rimane questo, poi si vedrà. Forse se avessi avuto dieci anni in meno ci avrei pensato ma ormai non ho il tempo di sbagliare ancora ora per me è arrivato il tempo di pensare a non pensare più a nulla.