Evviva la Nutella!
Caro Salvini, ecco perché l’autarchia danneggia solo gli italiani
Basta un numero per dire “Viva la Nutella”: in Italia si producono 110mila tonnellate di nocciole l’anno. Ferrero, un colosso mondiale del Made in Italy, di nocciole ne usa 225mila tonnellate. Più del doppio della produzione nazionale e circa un quarto dell’intera produzione mondiale, come riporta Valerio Berra sul quotidiano online Open. A Nutella e Ferrero, per stare sul mercato ed essere quei giganti globali che sono, occorrono molte più nocciole di quelle che l’Italia produce. Se Ferrero usasse solo nocciole made in Italy (di cui si sta provando peraltro ad aumentare la produzione con il Progetto “Nocciola Italia”) sarebbe semplicemente costretta a vendere di meno, a un prezzo più alto, occupando meno persone ed esportando meno prodotto in tutto il mondo. È questo che Salvini vuole quando dice che non mangia più la Nutella perché fatta con nocciole turche? Certamente no, Salvini vuole il miglior risultato possibile per le nostre aziende, ma questa vicenda ci insegna qualcosa su come la politica possa aiutare o mettere in scacco ingenti realtà economiche a colpi di clic.
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Ciò che colpisce delle critiche alla Ferrero è il non considerare il fatto che l’Italia è innanzitutto un Paese trasformatore di materie prime. E se così non fosse non saremmo mai stati in grado di esportare 465 miliardi di euro di prodotti e servizi. Se in Italia vigesse il principio dell’autarchia, il caffè si farebbe con la cicoria, il tè con il carcadè e di Nutella se ne produrrebbe meno della metà (e senza cacao). Se in Italia vigesse l’ideologia dell’autarchia non solo non riusciremmo a far fronte alla domanda interna, ma perderemmo milioni di posti di lavoro a causa delle chiusure al commercio internazionale. Per questo, più che mai quando si parla di questioni economiche, sarebbe bene applicare il principio di prudenza ed evitare che sia normale fare propaganda politica sulla pelle delle imprese e dei suoi lavoratori. Non si tratta solo di evitare di strumentalizzare vicende che seguono dinamiche puramente economiche, ma anche di astenersi dal fare favori ai competitor delle nostre aziende, i quali non aspettano altro per sottrarci fette di mercato. A dare troppo ascolto alle sirene dell’autarchia agricola italiana o dell’anticapitalismo giudiziario (vedi Arcelor Mittal) si rischia concretamente di far perdere posti di lavoro ai nostri concittadini, ridurre l’export e non firmare trattati come il Ceta – che diverse forze politiche hanno avversato affermando che avrebbe fatto crollare il nostro export, mentre invece è aumentato e di parecchio.
È giusto aiutare e difendere le nostre piccole aziende e le nostre piccole produzioni, ma credere che il miglior modo per farlo sia attaccare chi è riuscito ad imporsi su scala globale è un errore. Aiutiamole piuttosto costruendo attorno a loro un ecosistema che gli permetta di pagare meno tasse, di liberarsi di oppressioni burocratiche per lo più inutili, di pagare un costo del lavoro più basso e di essere incentivate ad intraprendere e ad innovare. Ed incentivando la stessa Ferrero ad investire sempre di più in Italia e impegnarsi per garantire una sempre maggiore qualità del prodotto e delle materie prime utilizzate. Allora avremo tantissime nocciole italiane in più.
Le parole della politica non sono mai gratis: non lo sono per la Nutella, per le nocciole o per lo spread. Se lo spread con questo governo si è dimezzato rispetto al governo Lega-5Stelle, non è perché questo governo è migliore del precedente, ma perché chi investe nel nostro Paese sa che con questo governo non usciremo dall’euro. Oggi il centrodestra ha un’opportunità straordinaria, uscire presto dal recinto dell’opposizione e tornare a governare molto presto. E oggi più che mai è importante avere la chiara e costante consapevolezza che le parole dette in tv o nelle dirette Facebook costano. Meglio non mettere a rischio miliardi di euro di produzione, di investimenti, di posti di lavoro o di rendimenti sui nostri titoli di Stato, solo per qualche punto percentuale in più nei sondaggi. I numeri ci sono già, occorre solo onorarli.
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