La sortita di Donald Trump sulle donne, delle quali si è proposto come protettore, ha inevitabilmente sollevato un polverone. Ora che è passato qualche giorno possiamo andare a vedere dove quella polvere si è posata. Perché, e questo è un grave aspetto del problema, la questione femminile suona ormai troppo spesso, appunto, come polverosa e stantia. È finita per diventare l’evergreen di un repertorio al quale attingere quando non si vuole sbagliare. Così anche Trump ha fatto il suo maldestro passaggio sul tema, depennandolo dalla lista delle cose da fare. Le donne? Fatto.
Donald non è un campione su questo argomento, e per di più affronta nella corsa alla presidenza proprio una donna, quindi parte svantaggiato per definizione. Tuttavia, l’idea di proporsi come “protettore” delle donne, così l’ha entusiasticamente enunciata, ci ha fatto sentire come appena usciti da una macchina del tempo della quale abbiamo perso il controllo. È addirittura banale affermare che le donne non hanno bisogno di alcun protettore ma semplicemente della garanzia che i loro diritti vengano rispettati. Ripeterlo però aiuta e temo sia necessario farlo ancora, senza risparmiarsi.
Ma perché, come dicevo, la questione femminile è diventata polverosa? Il motivo, a mio parere, è che ogni volta che un diritto resta troppo a lungo oggetto di un confronto politico, questo finisce per contaminarsi. Si arriva al punto che non si parla più del contenuto stesso del diritto, ma solo di chi ne sostiene l’affermazione e di chi lo avversa. La questione femminile paga poi una interpretazione che non si è rinnovata nel tempo. Poiché in tante non si sono accorte che i diritti sono ben poca cosa se non li esercitiamo. Su troppi punti, come l’accesso al lavoro e l’emancipazione economica, ci si è fermati infatti alla definizione della parità senza sempre pretenderne la completa applicazione.
C’è poi un aspetto sottovalutato e che merita invece attenzione. Il crescente numero di donne che ricoprono ruoli apicali, tanto nel mondo dell’impresa quanto nella pubblica amministrazione, è certamente un dato molto positivo. Tuttavia, non bisogna commettere l’errore di pensare di aver risolto il problema solo perché abbiamo una donna a Palazzo Chigi o, come è avvenuto più volte negli ultimi anni, alla guida della Corte Costituzionale. Ho l’impressione, infatti, che questo dato sia spesso sbandierato per spezzare i passi a chi invece fa opportunamente notare che il ritardo sulla sostanziale parità di genere è ancora enorme.
Sono infatti moltissime le donne che purtroppo ancora non riescono a esercitare pienamente i loro diritti, che vivono una condizione di mortificazione tanto nel mondo nel lavoro quanto in seno alle loro famiglie. Condizioni che fin troppo spesso si traducono in materiale tragico ma, a quanto pare, preziosissimo, per la cronaca. Ed ecco dove si è fermata molta della polvere sollevata da Trump. Si è posata nei titoli dei giornali che avversano la corsa del tycoon. Un titolo, poi un altro. E domani si ricomincia daccapo.