Niente processo per Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 che, nel luglio del 2019, venne arrestata dopo aver forzato l’ingresso al porto di Lampedusa e aver speronato, nella manovra, una motovedetta della Guardia di finanza. Ieri la gip di Agrigento, Alessandra Vella (che all’epoca non convalidò l’arresto di Rackete), così come richiesto dalla Procura, ha archiviato l’inchiesta – per resistenza o violenza contro una nave da guerra – a suo carico. A chiedere l’archiviazione del fascicolo è stato il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio perché la comandante aveva «il dovere di portare i migranti in porto sicuro».

Per la Procura, che si è adeguata alle indicazioni della Corte di Cassazione che aveva confermato l’annullamento dell’arresto, Rackete ha agito per stato di necessità perché non poteva più garantire la sicurezza a bordo delle 42 persone soccorse 17 giorni prima, che l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini non voleva far sbarcare. Dopo essere arrivata di notte davanti al porto di Lampedusa, nonostante il divieto del Viminale, Rackete invocò lo stato di necessità e ribadì la richiesta di sbarco immediato. Poi, non ottenendo alcuna risposta decise di forzare il divieto ed entrò in porto, ma durante la manovra speronò la motovedetta della Guardia di finanza.

Lo stesso gip che adesso ha archiviato l’inchiesta, ricorda l’Ansa, nell’ordinanza con la quale rigettava – ritenendo inapplicabile il decreto Sicurezza bis – la richiesta di convalida dell’arresto del comandante della nave battente bandiera olandese aveva scritto: «L’attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa, che, si ribadisce, era già da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera».

«Con l’archiviazione dell’inchiesta su Carola Rackete il gip di Agrigento ha riconosciuto il dovere di salvare vite umane», ha commentato l’avvocato Salvatore Tesoriero, legale della comandante della Sea Watch Carola Rackete.
«Chi soccorre persone in mare non può essere criminalizzato. Chi in questi mesi l’ha accusata e offesa dovrebbe oggi scusarsi. A cominciare da Matteo Salvini e Giorgia Meloni», ha commentato su Facebook Matteo Orfini, parlamentare del Partito Democratico.

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