Appartamenti occupati dai clan, abitazioni di pregio affittate per pochi spiccioli e illegalità tollerata. La situazione degli affitti delle case popolari di Roma è un melting pot di irregolarità, un patrimonio immobiliare disperso quello del Campidoglio dal quale emergono anche morosi che dichiarano 182 mila euro.

Via dei Fienili non dirà molto ai più, forse nemmeno a tanti romani, ma è una strada che affaccia direttamente sul Parco archeologico del Colosseo. Al civico 60 il Comune di Roma possiede due appartamenti, in uno de quali ci abita una signora anziana, disabile, che da sempre ha concordato un canone di affitto molto basso, ritenuto adeguato alla sua condizione di salute: poco più di 20 euro al mese. Da anni i funzionari del Comune cercano di convincerla a trasferirsi in un altro alloggio più periferico ponendo rimedio all’errore di gestione dell’immobile comunale dal quale si ha una vista spettacolare dei Fori.

Se il Comune affittasse quell’appartamento a prezzo di mercato non incasserebbe meno di 1.400-1.500 euro al mese e il Dipartimento Politiche Abitative riuscirebbe sicuramente ad aiutare più persone. Ogni proposta però è sempre stata rigettata al mittente. “Ho sempre abitato qui e da qui non me ne vado” dice la signora e l’inquilina al piano terra, anch’ella con un canone agevolato le fa eco: “Se è riuscita a restare lei non vedo perché dovrei andarmene io”.

Che l’amministrazione capitolina non riesca a fare tesoro del suo patrimonio immobiliare è cosa nota. Il problema principale, oltre a causa di gestioni come queste, è anche la situazione dell’anagrafe degli inquilini e degli immobili che non è aggiornata. Il Comune è così impossibilitato a stabilire con certezza chi abita in un determinato alloggio. Chi dovrebbe lasciare un appartamento, senza controlli, continua ad occuparlo come chi dovrebbe pagare il canone concordato semplicemente non lo fa.

Così i crediti del Comune al 31 agosto scorso ammontano a oltre un miliardo di euro. Tra i morosi ci sono persone in grado di pagare, come la signora che nell’ultima dichiarazione dei redditi ha riportato entrate per 182 mila euro e nonostante tutto, ha aperto un contenzioso con Ater (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale pubblica del Comune di Roma) per affitti non versati che raggiungono la somma stratosferica di 113 mila euro.

Oppure come il signore che con un reddito di 98 mila euro all’anno, ha un debito con l’Ater di 237 mila euro, in pratica non ha mai pagato una rata. Somme che l’azienda pensa ancora di poter incassare e che a settembre scorso ha inserito in un piano speciale di recupero delle morosità. L’ennesimo piano messo a punto nel corso degli anni che dovrebbe portare a entrate pari a 330 mila euro. Tanti soldi ma non quanti il Comune di Roma considera ormai persi, quasi mezzo miliardo.

Intero capitolo va dedicato a coloro che occupano gli alloggi pubblici ma non ne hanno più titolo, ad esempio perché hanno superato la soglia di reddito prevista dal regolamento comunale. C’è chi è proprietario di alberghi a Capri o chi è titolare di una catena di supermercati in Sicilia che non dovrebbe avere diritto a una casa popolare.

Ma anche nei casi in cui l’Ater o il Comune riescano a rientrare nella disponibilità dell’immobile non si procede a una nuova assegnazione. Questo lo ha capito bene la mafia romana che ne approfitta sistematicamente. Nel quartiere sud di Spinaceto, precisamente in via Salvatore Lorizzo, è Romolo Casamonica a decidere gli appartamenti da occupare. La settimana scorsa gli agenti della Polizia Locale hanno liberato una decina di alloggi, uno dei quali occupato dalla sua compagna e un altro da una ragazza al settimo mese di gravidanza.

“È incredibile il numero di appartamenti che abbiamo trovato occupato da donne incinte”, dicono dall’Ater. Il sistema messo a punto da Spada, Casamonica e Bevilacqua prevede che dopo aver trovato case popolari vuote, di notte sfondano la porta e ci mettono dentro una donna in gravidanza o una coppia di anziani, più difficili da sgomberare.

La situazione vede oltre 13 mila persone in lista di attesa e al contempo molti appartamenti e case vuote da assegnare. Una mala gestione simboleggiata dallo sgombero del 17 settembre scorso, quando sono state sottratte agli uomini del clan Moccia nella cosiddetta Torre della Legalità a Tor Bella Monaca diverse case che ad oggi rimangono ancora vuote e in attesa di assegnazione.

Redazione

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