Ogni anno, per i prossimi tre anni, la Campania dovrebbe ricevere dallo Stato fondi per 240mila euro da destinare alla realizzazione di case famiglie protette per accogliere donne detenute con una pena da scontare inferiore ai tre anni e figli minorenni al seguito. L’attesa per l’arrivo dei fondi dovrebbe essere ormai agli sgoccioli. Se non ci saranno altri intoppi e se la burocrazia non interverrà a rallentare ulteriormente i tempi, questo potrebbe essere un vero primo passo per togliere dal carcere bambini innocenti. Lo Stato ha messo in campo finanziamenti per un milione e mezzo di euro all’anno su tutto il territorio nazionale e alla Campania è stata assegnata una somma (240mila euro) calcolata tenendo conto del numero complessivo di donne detenute nelle carceri della regione. Secondo tale criterio, dunque, la Campania è al terzo posto dopo la Sicilia e la Lombardia.

Il fondo per finanziare l’accoglienza delle donne detenute con figli al seguito era stato approvato circa un anno fa. L’obiettivo è consentire la possibilità di luoghi alternativi dove detenute condannate a pene lievi, con residui inferiori a tre anni, possano vivere assieme ai propri figli minorenni senza che la reclusione diventi una privazione dei diritti più elementari per i bambini. Lo scopo, quindi, è creare realtà alternative alla reclusione dove vengano sì garantiti la sicurezza e il controllo, ma si possa dare più spazio e valore alla funzione riabilitativa e rieducativa della pena, soprattutto nel rispetto dei diritti e delle esigenze dei più piccoli. «Proviamo a tirare fuori dal carcere bambini innocenti. Un primo importante passo è stato fatto», aveva commentato a dicembre scorso il deputato Paolo Siani, pediatra e capogruppo del Pd nella Commissione Infanzia, dopo che l’emendamento (a sua firma) alla legge di bilancio era stato approvato.

In particolare, l’emendamento ha consentito di inserire un articolo (il 56-bis) prevedendo, per il triennio 2021-2023, una dotazione di 1,5 milioni di euro all’anno per finanziare la predisposizione di case famiglia protette. Perché, sebbene gli istituti a custodia attenuata per detenute madri siano tutto sommato bene organizzati, si tratta pur sempre di contesti detentivi e far crescere un bambino in un simile contesto può avere conseguenze molto negative. «Le case famiglia protette – si legge nel nuovo articolo con cui si istituisce un fondo per le alternative alle strutture detentive – sono state previste quali luoghi nei quali consentire a donne incinte o madri di prole di età non superiore a sei anni, di scontare la pena degli arresti domiciliari o la misura cautelare degli arresti domiciliari, o della custodia cautelare in istituto a custodia attenuata. Attualmente, solo poche regioni sono dotate di strutture idonee a consentire l’applicazione di queste misure con la conseguenza che detenute, con figli anche molto piccoli, restano in carcere. Entro due mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio, il ministro della Giustizia, di concerto con il ministro dell’Economia e sentita la Conferenza unificata, provvede al riparto delle risorse tra le Regioni». Riparto che è finalmente avvenuto. Alla Campania 240mila euro.

D’ora in avanti sarà quindi necessario che questi fondi vengano utilizzati nella maniera più appropriata ed efficace per evitare che ci siano ancora bambini in carcere e per fermare un’emergenza che da troppo tempo è stata tenuta in secondo piano. Basti considerare che, negli ultimi mesi, il numero di bimbi in carcere con mamme detenute è aumentato. Siamo arrivati, dati ministeriali alla mano e aggiornati al 31 agosto, a un totale di 14 bambini in Campania (tra cui due neonati, uno nato un mese fa e l’altro appena quattro giorni fa), 26 in tutta Italia. Troppi.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).