Hammamet va visto. E sentito. Perché è un film che fa riflettere, colpisce e lascia il segno. Finzione e realtà si sovrappongono e si confondono anche senza l’utilizzo né d’immagini di repertorio, né facendo utilizzare agli attori il nome di battesimo dei veri protagonisti. Probabilmente sarebbe stato semplice e banale sentire Bettino chiamare e discutere con l’adorata figlia chiamandola Stefania. Sarebbe stato comodo riprodurre le immagini delle  folle osannanti, ammassate nei, tanto strabordanti quanto opulenti, congressi politici dove le pareti erano segnate dai garofani rossi.

Tecnicamente è un film magistralmente interpretato da Pierfrancesco Favino diretto da un esperto e competente Gianni Amelio, ottima Livia Rossi che ben incarna l’ansia e l’affetto di Stefania Craxi verso il padre malato, insofferente a volte prepotente e scorbutico. Bravi gli attori, bella la fotografia, ottima l’idea di girarlo nella casa-prigione della famiglia Craxi di Hammamet. I detrattori, i volta gabbana, gli inquisitori, il folto popolo frequentatore dei Bar Sport con lo stecchino stretto tra i denti, i nani e le ballerine sembra possano dormire sonni tranquilli: ora si può nominare Craxi.

Uscire dal cinema e fermarsi sul marciapiede al freddo, a parlare di Craxi non è stato un tabù. Probabilmente, come già detto la parte artistica è da elogiare, il merito che si deve al film Hammamet è, e sarà, quello di stimolare un dialogo liberatorio. Non a caso il film è uscito pochi giorni prima il cadere del ventesimo anniversario della morte del leader socialista. Ora, tutti, anche chi soffre di tremende e ingiustificate pudiche timidezze può parlare di quel periodo storico, di cui ora siamo figli, che ha cambiato il corso della politica italiana. Si può finalmente dire che Bettino Craxi è stato un grande politico, prepotente, ma decisionista.

E’ stato l’uomo politico coraggioso fino al punto di mandare i Carabinieri alla base aerea di Sigonella a fronteggiare i militari statunitensi (nel film la cosa viene proposta in modo originale attraverso il nipote, figlio di Stefania che giocando sulla sabbia simula al nonno innocentemente l’affronto), azione che provocò un inedita esplosione di orgoglio nazionale. Il messaggio politico che Bettino Craxi ripete più volte nel corso del film è quello che si era sentito alla Camera dei Deputati e anche, in parte, nel corso della deposizione al processo Enimont. Chi non ricorda il Segretario del Psi che stimolato dal pubblico ministero Antonio Di Pietro in aula al Tribunale di Milano con lucidità ammette come «da decenni tutto il sistema politico aveva una parte del finanziamento irregolare o illegale. Non lo vedeva solo chi non lo voleva vedere e non ne era consapevole solo chi girava la testa dall’altra parte».

A Roma, alla Camera, aveva sfidato tutto l’emiciclo: «Non credo che ci sia nessuno in questa aula responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi i fatti s’incaricherebbero di dichiararlo spergiuro». Quella volta nessuno s’alzò, ma Craxi commise un errore.  Quelli che genericamente aveva definito come “i fatti”, sfiorarono o ferirono lievemente procurando solo una manciata di giorni di prognosi o non colpirono affatto tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Questo aspetto emerge chiaramente anche nel film. Più volte  viene citato il “sistema”, perché Craxi sapeva e tutti sapevano che si trattava di un sistema che coinvolgeva tutti i partiti. Il protagonista imprigionato nella bella casa –prigione tunisina cita i finanziamenti al Pci provenienti da Mosca, tutti sapevano ed ora l’apertura degli archivi dei Paesi dell’Est confermano quanto inutilmente detto.

Curiosamente tra gli spettatori alla proiezione del film Hammamet anche Pierluigi Casini: «Il film mostra il tratto umano di Craxi. Mi sembra una costruzione reale fatta in modo interessante e abbastanza condivisibile. Per chi l’ha conosciuto Craxi aveva l’ossessione del Pci e della Dc, voleva essere politicamente  autonomo e il finanziamento era un mezzo per esserlo». L’ex Presidente della Camera riconosce «La grande umanità e rettitudine di Craxi».