Caso Crisanti, dal “modello Veneto” all’accerchiamento: il Pro-Vax accusato di essere No-Vax

Dagli all’untore, al runner, ai giovani e giovanissimi e anche allo scienziato. Proprio così: perché Andrea Crisanti adesso rischia di passare per No-Vax. E com’è possibile? Lo stesso artefice del “modello Veneto”, della strategia di tracciamento a tappeto, uno dei principali accusatori delle aperture estive, forse il primo ad aver messo in campo un piano di contrasto alla pandemia in Italia; quel Crisanti, sarebbe pronto a sabotare gli sforzi di Pzifer, Moderna e AstraZeneca? Proprio lui, perché al festival Focus Live ha detto che “senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio”. Apriti cielo.

Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Comitato Tecnico Scientifico (Cts) Franco Locatelli ha definito quelle di Crisanti “dichiarazioni sconcertanti”. Lo stesso Cts ha parlato di “comportamenti inopportuni e da censurare. La presenza di Aifa e delle agenzie regolatorie internazionali ci garantisce sulla sicurezza dei vaccini”. Tutti i componenti hanno ritenuto opportuno smentire dichiarazioni ritenute gravi perché rilasciate “da una persona che non si è mai occupata della materia e dunque non ha la competenza per farlo”. L’infettivologo Matteo Bassetti, punto di riferimento per il leader della Lega Matteo Salvini, ha chiesto che “Governo e Comunità Scientifica prendano le distanze da queste affermazioni gravissime”. Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri: “Crisanti si sbaglia. Il vaccino anti-Covid sarà sicuro”. E il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco Nicola Magrini: “Ha spesso parlato da esperto in questa pandemia, ma da quello che dice non lo sembra affatto. Credo che con le sue parole rechi un danno grave al Paese, oltre che a sé stesso”.

CHI È ANDREA CRISANTI – “Una tempesta in un bicchiere d’acqua”, ha definito Crisanti tutto il dibattito scaturito dalle sue parole. È professore Ordinario di Microbiologia e Direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova. Ha rivelato nei mesi scorsi di aver avviato (lo scorso gennaio) una strategia di contenimento del coronavirus in Veneto violando le regole imposte da Organizzazione della Sanità, Iss e Regione. Uno screening su asintomatici possibile con l’acquisto di reagenti per 500mila tamponi e con l’acquisto, a fine marzo, di una macchina americana, capace di processare fino a 9mila tamponi al giorno. È entrato più volte in contrasto con Luca Zaia, governatore del Veneto. E con un gruppo di 10 studiosi ha accusato il governo di aver gettato alle ortiche i sacrifici degli italiani nel lockdown della scorsa primavera. Per quello che riguarda il Cts, diciamo che l’antipatia è reciproca: “Incredibile – ha detto a metà ottobre – che non ci siano esperti del mondo accademico come avviene in tutti i Paesi del mondo. Invece ci sono esperti che l’epidemia l’hanno vista in televisione, non hanno visto come si combatte contro il contact tracing e gli effetti delle misure”.

LE SPIEGAZIONI – In una lettera sul Corriere della Sera Crisanti è tornato sulle sue parole, “un concetto di buon senso che non esprimeva alcun giudizio negativo sulla bontà del vaccino né tantomeno metteva in discussione la validità della vaccinazione come il mezzo più efficace per prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili”. E quindi: “Noi tutti riponiamo in questi vaccini delle grandi aspettative; se le aziende in questione sono in possesso di informazioni che giustificano annunci che possono apparire rivolti in particolare ai mercati finanziari, devono essere rese pubbliche anche in considerazione del fatto che la ricerca è stata largamente finanziata con quattrini dei contribuenti. La notizia che dirigenti delle due aziende produttrici abbiano esercitato il loro diritto, ne sono certo legittimo, a vendere le azioni per sfruttare i vantaggi legati al rialzo di prezzo non ha contribuito a generare un sentimento di fiducia”.

Argomentazioni approfondite a SktTg24. Intervistato da Tonia Cartolani, Crisanti ha citato un editoriale del British Medical Journal: “La più autorevole rivista medica del mondo condanna la scienza fatta attraverso le dichiarazioni alle stampa e paragona il vaccino covid al caso Remdesivir; ieri sul Washington Post l’associazione di medici e infermieri americani ha detto che non promuoverà l’uso del vaccino a meno che non emergano i dati. Ho parlato in una conferenza con un pubblico prevalentemente interessato alla scienza – ha osservato Crisanti – e con schiettezza ho espresso quello che pensano tantissimi scienziati in tutto il mondo, non capisco perché questo dibattito si possa fare tranquillamente in Inghilterra, in Usa, e qui invece debba immediatamente essere un discorso tra chi è a favore del vaccino e chi non lo è. Io sono a favore del vaccino, soltanto chiedo la massima trasparenza e non penso che il vaccino sia un oggetto sacro, tutto qui”. E quindi: “Non ho perplessità su nessun vaccino in particolare, ho delle perplessità sul processo. Qualsiasi vaccino approvato con metodo accelerato merita lo scrutinio attento di tutta la comunità scientifica, tutto qui. Questo può accadere solo quando vengono rilasciati i dati grezzi, cosa che non è ancora avvenuta”. Crisanti a dunque affermato che “tutto quanto verrà fatto con la buonafede e con rigore, sta di fatto che il difetto è nella procedura affrettata, il Remdesivir è stato approvato e ha degli importanti effetti collaterali. Adesso si scopre che non va bene e che la procedura di approvazione è in revisione. Ci sono delle procedure che sono accelerate che hanno intrinsecamente dei rischi. Lo dicono tutti, solo questo è un Paese provinciale e si pensa che se qualcuno chiede trasparenza si scatena un putiferio. Ma il putiferio si dovrebbe scatenare sul numero dei morti, non su una cosa ovvia come quella che ho detto”.

LA COLPA – Crisanti ha quindi sbagliato a uscire dal cerchio delle opinioni ammissibili e passabili. Di aver sollevato una questione – che qualora verrà sciolta, ed è quello che ci auguriamo tutti (perfino Crisanti) non potrà che rendere più affidabile qualsiasi vaccino, e quindi potenzialmente più in grado di coinvolgere tanti scettici – oltre la quale è scattato il tiro al bersaglio e perfino appelli alla censura. Opinionisti e negazionisti sono stati e sono liberi di sciamare in televisione e di rilasciare interviste alimentando fake news e negazionismo; ma il problema è lo scienziato che solleva una questione. Anzi, una sola domanda: la trasparenza nei dati.

I vaccini Covid “avranno una sicurezza identica a quella che hanno tutti i vaccini approvati da quando l’Ema esiste”, ha detto Guido Rasi, già direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema); così come Mario Melazzini, l’Ad di Ics Maugeri all’Ansa ha ribadito che “sulle tempistiche che sono state date per i vaccini contro il Covid ce la si può fare rispettando il rigore scientifico e tecnico”. E questo è quello che vogliamo tutti, ribadiamo, compreso Crisanti. Dovrebbe finire qui la faccenda. Anche se con molte probabilità la spettacolarizzazione e l’aggressività mediatica che ha assunto il racconto della pandemia resteranno immutate; una tendenza ribattezzata come infodemia. Neanche questa fa bene a nessuno, quasi quanto il virus.