“Quanto affermato dal Dott. Piercamillo Davigo nel corso dell’ormai nota intervista radiofonica – ‘a Brescia le cose non sempre le capiscono, per questo mi hanno condannato’ – è un attacco all’autonomia e al prestigio della magistratura, nonché un atto denigratorio del lavoro svolto negli uffici giudiziari, ancor più inopportuno visto il giudizio pendente in corso”.

Così Enrico Aimi, presidente della prima Commissione del Csm ha commentato le parole dell’ex Pm. Il riferimento è alle dichiarazione rilasciate dallo stesso contro i giudici di Brescia, dopo essere stato condannato in primo grado a 15 mesi per rivelazione d’atti d’ufficio nell’ambito della presunta Loggia Ungheria. Davigo affermava: “Non ho commesso reati, ma visto che a Brescia le cose non sempre le capiscono, mi hanno condannato”.

“Dichiarazioni imbarazzanti” ammette Aimi, specificando che è stata “predisposta una pratica a tutela di tutti i magistrati del capoluogo del distretto di Brescia”. Era stato proprio il  Tribunale a riservarsi di segnalare quanto accaduto al Consiglio Superiore della Magistratura per l’apertura di una pratica a tutela di tutti gli Uffici Giudiziari del capoluogo del Distretto. “Espressioni e atteggiamento che costituiscono incomprensibile negazione del rispetto dovuto alla giurisdizione tout court, doveroso ed esigibile soprattutto da chi ha indossato la toga per oltre quaranta anni”, aveva precisato il palazzo di giustizia.

Nel suo discorso Aimi continua: “Sorprende che un magistrato, con così tanta esperienza alle spalle, rilasci dichiarazioni di questo tenore che non solo minano la credibilità dei giudici interessati, ma dell’intero ordine giudiziario”.

Il commento di Scalfarotto: “Quando si parla di lui diventa garantista. Che faccia tosta”

Sulla stessa linea anche l’intervento di Ivan Scalfarotto, su X: “A Brescia le cose non sempre le capiscono, per questo mi hanno condannato”. No, non è una vecchia frase di Silvio Berlusconi: è Pier Camillo Davigo. Lo stesso che ritiene gli indagati suicidi non siano perdite umane ma fonti di informazione perse. Lo stesso che ritiene gli innocenti colpevoli che l’hanno fatta franca. Quando si parla di lui però, diventa improvvisamente garantista. Che faccia tosta”.

Redazione

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