Alle Radici
Le provocazioni
Caso Groenlandia, la dottrina Monroe in salsa Trumpiana: un film già visto
Durante una conferenza stampa in Florida, il neo-eletto presidente Donald Trump ha dichiarato di voler acquistare la Groenlandia – ufficialmente parte della Danimarca – e di riottenere il controllo sul Canale di Panama, definendoli entrambi strategicamente vitali per gli interessi nazionali. Trump ha persino lasciato intendere la possibilità di ricorrere a pressioni economiche o militari per raggiungere questi obiettivi. A prima vista, queste dichiarazioni potrebbero sembrare estemporanee, persino eccentriche, ma a pochi giorni dall’insediamento ufficiale, offrono un’anteprima di quella che potrebbe essere la linea guida della sua amministrazione: ripristinare la supremazia americana a discapito di chiunque. È un copione già visto, che richiama le ambizioni espansionistiche del passato americano, inaugurate con la Dottrina Monroe del 1823.
Fu il presidente James Monroe a proclamare, due secoli fa, che l’emisfero occidentale era sotto l’influenza esclusiva degli Stati Uniti, escludendo ogni ingerenza europea. Inizialmente concepita come una politica difensiva, la dottrina si evolse nel corso del XIX e XX secolo per giustificare espansioni territoriali e interventi diretti. La Groenlandia, con le sue risorse naturali e la sua posizione strategica nell’Artico, rappresenta oggi un obiettivo simile a quelli del passato, un “territorio di frontiera” che Trump vorrebbe inglobare per rafforzare l’influenza americana in una regione chiave per la geopolitica globale.
Anche l’intenzione di “riacquistare” il Canale di Panama richiama un altro momento storico: il Corollario di Roosevelt. Formulato dal presidente Theodore Roosevelt nel 1904 come estensione della Dottrina Monroe, giustificava interventi americani per proteggere gli interessi nazionali nell’America Latina. Fu proprio Roosevelt a spingere per la costruzione del Canale, che divenne un simbolo del dominio americano sulle rotte commerciali globali. In un’epoca in cui potenze concorrenti come la Cina espandono la loro influenza in America Latina, l’interesse di Trump per il Canale di Panama sembra seguire la stessa logica: riaffermare una supremazia strategica che molti considerano ormai sbiadita.
Per quanto provocatorie, le dichiarazioni di Trump non sono prive di coerenza storica. Tuttavia, in un mondo profondamente interconnesso e segnato dalla competizione globale, questa sorta di dottrina Monroe in salsa trumpiana appare più come un tentativo di riprodurre un vecchio film che un’effettiva strategia per il futuro degli Stati Uniti.
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