La ministra della Giustizia Marta Cartabia si è convinta ad inviare gli ispettori a Verbania, dove è avvenuta la clamorosa sostituzione del gip del Tribunale Donatella Banci Bonamici, che aveva scarcerato i tre indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia del Mottarone, ma anche alla Procura di Milano. Meglio tardi che mai. La decisione della Guardasigilli, comunque, era nell’aria da giorni: troppe le condotte “irrituali” da parte dei pm milanesi nella conduzione delle indagini.

La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la “sottrazione”, nel processo Eni-Nigeria, di un video che dimostrava l’intento dell’ex manager Vincenzo Armanna di vendicarsi, presentando una denuncia per corruzione, contro i vertici del colosso petrolifero che l’avevano licenziato. Una “sottrazione” stigmatizzata dal collegio giudicante che aveva assolto tutti gli imputati e che aveva comportato l’iscrizione nel registro degli indagati per omissione e rifiuto di atti d’ufficio del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e del pm Sergio Spadaro, titolari del fascicolo. «Dopo la diffusione di notizie in merito all’iscrizione nel registro degli indagati di due pm della Procura di Milano e alla luce del deposito delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano – hanno fatto sapere ieri da via Arenula – il Ministero ha chiesto all’Ispettorato di svolgere accertamenti preliminari, al fine di una corretta ricostruzione dei fatti, attraverso l’acquisizione degli atti necessari».

La sentenza di assoluzione è stata acquisita dal procuratore di Brescia Francesco Prete che sta indagando sui colleghi milanesi. Il presidente del collegio Marco Tremolada, nel frattempo, ha prodotto una relazione in cui illustra il tentativo dei pm, definito “irrituale”, di introdurre nel processo la testimonianza di Piero Amara. L’ideatore del “Sistema Siracusa” e gola profonda delle nefandezze togate, interrogato dai pm milanesi aveva fatto cenno alla possibilità che le difese di Eni riuscissero ad avvicinare proprio il presidente Tremolada. Dichiarazioni che, in corso del dibattimento, erano state mandate a Brescia dal procuratore di Milano Francesco Greco. Il fascicolo era stato poi archiviato.

Ma oltre a questo episodio ci sarebbero anche le clamorose rivelazioni del pm Paolo Storari che, dopo aver interrogato Amara con l’aggiunto Laura Pedio, era intenzionato a procedere nei suoi confronti ma venne subito stoppato. Una vicenda che ricorda, in fotocopia, quanto accaduto all’ex pm romano Stefano Rocco Fava. Anch’egli, come è stato più volte raccontato in queste settimane dal Riformista, voleva procedere nei confronti di Amara venendo puntualmente fermato dai suoi capi. La richiesta di arresto per Amara che Fava aveva predisposto non venne mai vistata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Paolo Ielo i quali per tutta risposta gli tolsero il fascicolo. All’Ispettorato il compito di capire, allora, per quale motivo non fosse possibile “toccare” Amara, al quale in passato in altri procedimenti per reati gravissimi, come la corruzione in atti giudiziari, era stato “regalato” un patteggiamento a pochi anni di reclusione.

Qualcuno aveva paura che Amara, in caso di arresto, potesse rivelare verità scomode? Ci sono magistrati che hanno avuto con lui rapporti ed “utilità” e per questo motivo dovevano essere ‘tutelati’? Un altro mistero che avvolge la Procura di Milano, infine, riguarda il fascicolo dove sono contenuti gli interrogatori di Amara sulla Loggia segreta denominata Ungheria. Un fascicolo del 2017 che, da quanto si è potuto apprendere, è ancora pendente nella fase delle indagini preliminari. Il fascicolo è assegnato alla Pedio, magistrata molto vicina a Greco. Perché questo fascicolo dopo quattro anni non viene chiuso? Cosa si sta aspettando? Non si escludono a questo punto sviluppi clamorosi, come il pensionamento prima del tempo dello stesso Greco. «Avevo presentato insieme Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia alla Camera, un’interrogazione al ministro Cartabia, affinché fossero accertate le eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti in questi procedimenti. L’invio degli ispettori è una prima risposta alla nostra sollecitazione. Spero che venga fatta chiarezza nel più breve tempo possibile», è stato il commento dell’onorevole forzista Matilde Siracusano.

E sempre da via Arenula hanno fatto sapere ieri di aver avviato un’inchiesta amministrativa sulla gestione del fascicolo riguardante l’incidente della funivia del Mottarone, in cui hanno perso la vita quattordici persone. In particolare, il Ministero ha chiesto all’Ispettorato di procedere con accertamenti preliminari per capire i motivi della sostituzione del gip del Tribunale di Verbania, Donatella Banci Bonamici, che aveva scarcerato i tre indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia. Della questione si è occupato anche il Consiglio giudiziario di Torino, guidato dal presidente della Corte d’Appello del capoluogo piemontese Edoardo Barelli Innocenti. Gli avvocati, che hanno contestato la sostituzione del gip, hanno proclamato l’astensione dalle udienze per il 25 e 26 giugno.