Caso MPS, Sansa e Tidei: un tris di delusioni e il flop dei giustizialisti

La settimana che sta terminando è stata molto avara di soddisfazioni per i giustizialisti in servizio permanente effettivo di casa nostra. Il primo boccone amaro che hanno dovuto ingoiare è stata l’assoluzione definitiva dei vertici di banca Monte Paschi di Siena, fra cui l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni. I due manager, insieme ad altri dirigenti della banca toscana, di Nomura e di Deutsche Bank, erano stati condannati in primo grado a pene fino a quasi 8 anni per l’accusa di irregolarità contabili in operazioni effettuate circa i fondi Alexandria e Santorini. Gli illeciti, in particolare, sarebbero stati commessi tra il 2008 ed il 2012 per coprire le perdite causate l’anno prima con l’acquisizione di banca Antonveneta. Le indagini, inizialmente condotte dalla Procura Siena, erano poi proseguite a Milano dove il fascicolo era state spacchettato in diversi filoni. Nel 2019, dunque, il tribunale di Milano aveva condannato tutti gli imputati. Nel 2022, però, la Corte d’appello aveva annullato la sentenza e, questa settimana, è arrivata la conferma da parte della Cassazione. La Procura generale di piazza Cavour aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso ritenendo che non si potesse affermare che i fondi Alexandria e Santorini fossero stati architettati con l’unico scopo di “ottenere un illecito vantaggio contabile”. Il procedimento Mps aveva occupato per anni le prime pagine dei giornali che avevano sposato, come accade spesso, senza se e senza ma le tesi della Procura.

Ieri, invece, quattro persone sono state rinviate a giudizio dal gup di Civitavecchia in relazione al procedimento per corruzione da cui è nato poi il caso di revenge porn che vede vittima il sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei. L’inchiesta per corruzione, avviata proprio dopo la denuncia di Tidei, ha portato al rinvio a giudizio di Fabio Quartieri, Giuseppe Salomone, Fabrizio Fronti e Roberto Angeletti all’epoca dei fatti consigliere comunale. ‘’Tutti rinviati a giudizio. La giustizia è lenta ma arriva sempre’’, ha commentato ieri Tidei su Facebook aggiungendo che ‘’il Comune di Santa Marinella si è costituito parte civile contro gli imputati Quartieri, Angeletti, Fronti e Salomone accusati di corruzione. Il giudice ha valutato che gli elementi acquisiti durante le indagini consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna, ed ha pertanto disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. La denuncia presentata dal sindaco Tidei volta a smascherare un tentativo illecito e corruttivo di condizionare la vita amministrativa del Comune ha trovato quindi risconto. Si attende fiduciosi il dibattimento”.Anche Tidei in queste settimane era stato oggetto di una violentissima campagna mediatica.

Il ‘contrappasso’ giustizialista, invece, ha colpito Ferruccio Sansa, ex giornalista del Fatto, il giornale manettaro per antonomasia. Sansa, trombato alle elezioni per la presidente della Regione Liguria, l’altro giorno invocava le dimissioni per il vicepresidente Alessandro Piana, trascinato a sua insaputa in una indagine per droga e prostituzione. Bene, Sansa è rimasto coinvolto in queste settimane in storia quanto mai torbida di cui ha dato ieri notizia La Verità.

La moglie, l’avvocata Maria Valeria Valerio, sarebbe indagata con la pesante accusa di circonvenzione d’incapace ai danni di una anziana perpetua che aveva la disponibilità di diversi immobili. Tramite delle scritture private si sarebbe inserita nella gestione dei beni dell’anziana, poi deceduta, divenendo beneficiaria di alcune polizze vita. Un giro vorticoso di soldi che non è sfuggito alla Procura che ha deciso di bloccargli i conti. L’Ordine degli avvocati del capoluogo ligure ne ha quindi disposto la sospensione cautelare dall’esercizio della professione fino al prossimo mese di febbraio. Ovviamente nessuno chiederà a Sansa di dimettersi, ci mancherebbe altro, però un po’ di prudenza non guasterebbe.