Dopo che alcuni giornalisti si difendono invocando, anziché quello di critica, il diritto di satira riservato in teoria a comici e satiri, per l’appunto, non inventiamo altre figure di comodo. I debunker sono cosa assai diversa dai giornalisti. E anche dai cuochi, cui demandiamo volentieri la delicata funzione di prepararci da mangiare cose squisite e spiegarci (perché no?) come provare a imitarli, ma non quella di accertare verità giornalistiche.

I giornalisti ci piacerebbe si astenessero dall’utilizzare cuochi come accertatori della realtà; e sarebbe stupendo se si concentrassero con eguale grinta a fare le pulci, che so, alle istituzioni comunitarie e internazionali che per anni hanno mandato miliardi di euro dei nostri soldi in Palestina, con lo scopo dichiarato di aiutare lo sviluppo di un territorio arretrato, e quello effettivo di arricchire un’organizzazione terroristica come Hamas che quei soldi li scippa ai poveri palestinesi. Altro che beneficenza e post sui social, tempio dello sciocchezzaio peggiore d’Italia. Solo che i novelli debunker invece, pur di andare contro Israele, e con la scusa di inesistenti genocidi e apartheid da denunciare, di fatto sostengono chi quelle risorse le scippa alla popolazione cui sarebbero destinate e ci finanzia indottrinamento utile solo a produrre odio, antisemitismo e un domani (perché no?) qualche attentato ai danni della civiltà occidentale di cui gli stessi auto-decretati debunker sarebbero figli, e da cui sono certamente stati educati.

Dopo i giornalisti satiri (solo in tribunale), ora anche la nuova moda di definirsi pittorescamente, per giustificare campagne moralistiche utili solo al tentativo di chi le conduce di affermare una propria popolarità nevralgica, da giudice della popolarità altrui. Un post di una ristoratrice di provincia non è fatto di entità tale da scomodare un’indagine giornalistica nazionale. Se lo è, è solo perché qualcuno ha deciso che comportamenti di minima civiltà debbano assumere una rilevanza che poi gli stessi mettono in dubbio. Da qui, una nuova figura invocabile da chi forse vuole solo colpire un capro espiatorio al giorno che ha la “colpa” di avere un briciolo di positiva attenzione su se stesso: il giornalista demiurgo, di mode e reputazioni. Ridicolo.