Caso Siclari, il Senato decide se consegnarlo ai Pm

Oggi la Commissione per l’autorizzazione a procedere del Senato dovrà decidere in prima istanza se dare il via libera all’arresto del senatore Marco Siclari di Forza Italia, accusato dalla DDA di Reggio Calabria del reato di voto di scambio con la ‘ndrangheta. Premetto di non aver mai conosciuto Siclari e di non ritenere l’attuale Dda di Reggio Calabria ammalata di protagonismo come altre Procure. Mi limito alla lettura degli atti relativi all’operazione Eyfhemos, che ritengo di estremo interesse. Secondo il Gip, Siclari dovrebbe essere arrestato perché durante la campagna elettorale, avrebbe ricevuto nella sua sede il “mafioso” Domenico Laudendi ed instaurato con lui un rapporto di “voto di scambio”. Ma, per come emerge dalle intercettazioni i due, prima dell’incontro, non si erano mai conosciuti ed infatti a presentare il Laurendi al futuro senatore della Repubblica è il ginecologo Galletta che così si esprime: «… questa cazza di politica … —/ /Eh!—//io non è che volevo, però purtroppo si è candidato, un amico mio intimo /che è al Senato di Forza Italia … SIGLARI! –// Un ragazzo di Roma, che è originario però di Villa».

Se Siclari fosse stato vicino ad ambienti mafiosi, Galletta non avrebbe avuto alcun bisogno di indicarlo come “un ragazzo di Roma” ma ammettiamo per un momento che il senatore di Forza Italia conoscesse Laurendi, resta da dimostrare come avrebbe potuto valutare la sua caratura criminale dal momento che lo stesso Laurendi, già coinvolto nell’operazione Xenia, è stato assolto. Sembra di capire che Siclari, prima di riceverlo, avrebbe dovuto impegnarsi in indagini suppletive per trovare quelle prove di mafiosità che i giudici del processo Xenia non hanno trovato. Secondo la Dda, Siclari, una volta eletto, avrebbe restituito il favore a Laurendi occupandosi del trasferimento dagli uffici di posta di Roma a quelli di Messina d’una signora incensurata ma con rapporti di parentela con uomini della ‘ndrangheta. In verità dalle indagini emerge che ad occuparsi del trasferimento non sarebbe stato Siclari ma il senatore Tajani.

Non calabrese e quindi non indagato. Nel chiedere il trasferimento della signora, Tajani avrebbe sfruttato le sue consolidate conoscenze ricorrendo alla classica (ma rovinosa) usanza della “raccomandazione”. Un gravissimo errore ma non un reato. Infine, secondo me, Siclari non dovrebbe essere arrestato perché non c’entra nulla con la politica e c’entra poco con la Calabria. A sceglierlo non è stata la ‘ndrangheta o tantomeno i calabresi ma Berlusconi in persona. È sempre Galletta a parlare: quella notte della candidatura, quando l’ha chiamato Berlusconi, il primo mi ha chiamato a me!—//

Resta da capire perché Berlusconi ha deciso candidare “un ragazzo di Roma” in Calabria, ma se applichiamo il metodo di selezione usato nelle ultime elezioni regionali calabresi capiremo che in questa Regione del profondo Sud i candidati vengono sempre scelti dalla “Capitale” ma su suggerimento oggettivo delle procure. La vicende politiche del presidente Oliverio o del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, entrambi azzoppati nella corsa alla presidenza dalla procura di Catanzaro a favore della Santelli o di Callipo, lo dimostrano ampiamente.

Un’ultima considerazione: tanto il procuratore che il Gip impegnati nell’operazione Eyfhemos, parlano d’un ruolo “svilente e servente” della “politica”. Potremmo esser d’accordo a patto però di intendere come “svilente e servente” l’atteggiamento dei figuranti politici innanzitutto verso le procure, poi verso i comandi militari, le prefetture (che sciolgono i consigli comunali a raffica senza trovare resistenza alcuna), le questure, i centri politici esterni alla Regione e quindi anche con la ‘ndrangheta. A questo hanno ridotto la politica ed oggi pretendono il diritto all’arresto quasi come una resa senza condizioni. Oggi il Senato firmerà la resa?