Caso Unabomber, Zornitta risarcito con 300mila euro per le false accuse: ma lo Stato impugna la cifra “troppo alta”

Per anni è stato considerato, ingiustamente, l’Unabomber del Nordest, il misterioso attentatore che tra il 1994 e il 2006 si era reso responsabile del piazzamento di 28 ordigni tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Elvo Zornitta in quegli anni era considerato l’indiziato numero uno, iscritto nel registro degli indagati nel 2004 e archiviato solamente cinque anni dopo, si è visto riconoscere 300mila euro di risarcimento dallo Stato per il danno subito dalla lunga inchiesta.

Ma Zornitta non è soddisfatto. “Diciamo intanto che io non ho visto ancora un euro, per il resto lasciamo perdere, la giustizia italiana è così”, spiega al Corriere della Sera l’ingegnere, visto che ai giudici aveva chiesto una cifra ben diversa, un milione di euro.

Una inchiesta flop che gli ha distrutto la vita, la carriera lavorativa, provocandogli anche problemi di salute all’ingegnere di Azzano. Tutta colpa di Ezio Zernar, lui sì condannato in via definitiva per aver fabbricato una prova falsa contro Zornitta.

L’ex poliziotto della scientifica aveva infatti manomesso un lamierino trovato in un oggetto inesploso attribuito a Unabomber. Stando ai giudici, l’ex agente aveva tagliato quel lamierino nel suo laboratorio utilizzando un paio di forbici sequestrate a Zornitta. Ezio Zernar, l’ispettore esperto in balistica, fu condannato nel novembre 2014 dalla Prima sezione penale della Cassazione a due anni di reclusione.

Eppure, nonostante i danni subiti dall’inchiesta, a Zornitta sono andati soli 300mila euro, tanto da spingere l’ingegnere a impugnare la decisione del tribunale civile di Venezia. “Abbiamo chiesto il risarcimento per inadempienza dello Stato: come dipendente del ministero Zernar ha tradito il suo ruolo truccando la prova che ha fatto indagare per anni il mio cliente mettendolo sulla graticola di un’accusa infamante — spiega al Corriere l’avvocato Maurizio Paniz, ex parlamentare di Forza Italia e suo difensore — C’è stata una deviazione d’immagine molto significativa”.

Così come troppo blanda sarebbe per il legale la condanna di Zernar: “Se non fossimo riusciti a scoprire la manomissione, forse Zornitta sarebbe ancora nelle carceri“.

Ma ad impugnare la valutazione è stato anche lo Stato, per la ragione opposta: la cifra sarebbe troppa alta secondo Ministero dell’Interno della Giustizia. In tutto ciò, aggiunge ancora Paniz, lui e Zornitta non sono riusciti a rivalersi contro Zernar se non per una cifra irrisoria, intorno ai 30 euro. L’agente, infatti, ha venduto i suoi beni e si è separato dalla moglie.