Il libro
Cassese nei panni di Virgilio: la luce nel Deep State in “Le strutture del potere”
L’ex presidente della Corte Costituzionale, ci guida per i gironi di quel labirinto oscuro che è lo Stato profondonell’ ottimo libro-intervista realizzato con Alessandra Sardoni
Si fa presto a dire Stato. In realtà dello Stato non sappiamo niente, più o meno come dell’aldilà, per dire, o meglio conosciamo l’esteriorità dello Stato, il palazzo di Montecitorio o lo sportello di un ufficio comunale, una cartella esattoriale o il volto di un ministro: ma lo Stato profondo (“deep State”), quello per noi comuni cittadini è un labirinto oscuro con tratti persino inspiegabili – Kafka non scrisse tutta quella roba a caso – ed allora ben venga un Virgilio a guidarci per quei gironi a spiegarci un po’ di cose. E probabilmente non ci può essere miglior Virgilio di Sabino Cassese, già presidente della Corte Costituzionale, giurista di chiarissima fama nonché silenzioso consigliere del Principe, dove il Principe non è una persona ma è appunto lo Stato, essendo egli veramente un homme d’État proprio nell’accezione francese, diremmo. Ce n’è già abbastanza per accostarci dunque a questo davvero ottimo libro-intervista (“Le strutture del potere”, Laterza) che Cassese ha realizzato con Alessandra Sardoni, forse la migliore giornalista politica della tv, una lunga conversazione che partendo da una bellissima rievocazione dell’avventura intellettuale del presidente emerito della Consulta, dalla esperienza nell’Eni di Enrico Mattei ai cenacoli intellettuali del primo centrosinistra (un periodo d’oro per la grande politica illuminata su cui bisognerebbe scavare ancora), giunge fino alle esperienze più ravvicinate, il passaggio dallo Stato padrone alla fase delle privatizzazioni, l’irruzione della magistratura, la crisi della Repubblica, Prima o Seconda che dir si voglia.
L’assenza di retroscena e il punto sul premierato
E com’è noto Cassese è stato anche un grande protagonista in questi ultimi anni, non a caso, un “papabile” per il Quirinale: ma qui non troverete particolari retroscena se non qualche riferimento come quelli sulla ragnatela di Matteo Renzi che in un primo momento pensò a lui come successore di Mattarella prima di virare proprio su Mattarella quando la situazione si era imballata per un mix di manovre, insipienze, bruciature di nomi. In quei giorni, come si sa, persino Salvini si recò nella grande abitazione del giurista per sondarne le intenzioni, salvo poi commettere un errore dopo l’altro, d’altra parte la partita del Quirinale è roba da politici di qualità. Sull’attualità politica (che non è, si sarà capito, l’oggetto del libro) qui riporteremmo il parere dell’illustre giurista sul premierato e una notazione molto calzante su Giuseppe Conte. Sul premierato, Cassese, senza citarla, non condivide l’idea di Giorgia Meloni della elezione diretta del premier preferendo la formula del “premierato non elettivo” che tra l’altro “fa sopravvivere la figura del presidente della Repubblica come garante dell’equilibrio dei poteri” e al tempo stesso darebbe più stabilità al premier grazie alla fiducia delle Camere data a lui solo e al meccanismo della sfiducia costruttiva: “È l’unica soluzione che potrebbe raccogliere i due terzi del Parlamento evitando le insidie del referendum confermativo”. Su Conte, la definizione è questa: “Il paradigma di un certo trasformismo meridionale”, e più esaustivi di così non si può essere.
Nei panni di Virgilio
Ma il cuore del libro è il viaggio – rapido ma denso – dentro lo Stato e nei suoi meandri, il cui scopo è tentare di dare una risposta alla domanda delle domande: chi decide davvero? Facile dire che da anni il Governo ha sovrastato il Parlamento. Mentre il Quirinale continua (per fortuna) a essere il grande guardiano delle istituzioni e la Consulta il riparo della nostra Costituzione. Ma poi? Quanto conta la Ragioneria dello Stato? La Corte dei conti? I capi di gabinetto dei ministeri? Dove finisce la trasparenza e inizia il “deep state” con il buio dei suoi intrecci e i garbugli, direbbe Gadda, delle sue regole non scritte? E qual è il reale peso della famosa/famigerata burocrazia che tutto pare avviluppare nelle sue ragnatele di carta e di parole, forse non è proprio tutto da buttar via se pensiamo alla necessità di controlli, pareri, esami: non sempre ciò che crediamo sia dannoso lo è realmente, o non del tutto. Il presidente Cassese nei panni di Virgilio non solo spiega ma racconta di cose non solo studiate ma viste da vicino, dal di dentro: una sterminata molteplicità di incarichi («Svolgo un lavoro diagnostico») gli consentono di riassumere in questo elegante volumetto una marea di notazioni. E lo fa non senza punte acuminate, quand’è il caso. Come sulla questione dei magistrati, così tornata di rilevo in questi giorni, sulla quale Cassese è particolarmente franco nella sua ricostruzione nella quale scova preliminarmente l’intreccio tra giurisdizione e impatto mediatico: «All’inizio pensai che Mani pulite fosse una correzione. Poi quando ho visto che il metodo dei magistrati era “o mi racconti qualcosa o resti in carcere” e quando ho visto che le televisioni riprendevano i processi, quando insomma ho visto la piega mediatica che prendevano gli eventi, ho cambiato idea. In America i processi non possono essere ripresi in televisione, si fanno a mano i disegni». Non usa il termine di “degenerazione” ma il senso è quello: “Se guardo alla situazione attuale bisognerebbe parlare di giudici che governano. E che non assolvono alle loro funzioni”. Chiuso il libro, ne sappiamo un po’ di più. E non è poco.
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