«Catello Maresca sarebbe un ottimo candidato sindaco per Napoli, ma adesso deve sciogliere le riserve: dica chiaramente se intende correre per Palazzo San Giacomo e, in questo caso, si collochi immediatamente in aspettativa». L’invito al sostituto procuratore generale della Corte d’appello partenopea, che molti vorrebbero come alfiere del centrodestra alle prossime comunali, arriva proprio da uno dei suoi principali sponsor. Si tratta di Pasquale Giuliano, magistrato di Cassazione che nel 1996 decise di entrare in politica, fu eletto alla Camera con Forza Italia per poi andare a ricoprire una serie di prestigiosi incarichi tra i quali quello di sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi ter.

All’epoca della sua prima candidatura, come si comportò?
«Mi collocai immediatamente in aspettativa. E ben prima della materiale presentazione della mia candidatura alla Camera».

Non pensa che dovrebbe farlo anche Maresca?
«Sì, dovrebbe sciogliere le riserve al più presto per evitare di alimentare polemiche e strumentalizzazioni. Il che significa essere chiari verso se stessi e la comunità. Però mi lasci chiarire un aspetto».

Prego.
«Conosco bene Maresca, lo stimo come uomo e come magistrato e, prima delle regionali, ero tra quelli che ritenevano che fosse lui il candidato più autorevole da contrapporre a Vincenzo De Luca. Mi è dispiaciuto che Catello non sia diventato governatore della Campania, ma mi auguro che venga eletto sindaco di Napoli: ha tutte le carte per dimostrarsi un buon sindaco, ma dev’essere consapevole delle difficoltà che questo ruolo comporta».

Detto ciò, non sarebbe meglio se, contestualmente all’ufficializzazione della candidatura, Maresca si dimettesse dalla magistratura?
«No. In caso di mancata elezione, che cosa farebbe? Quella delle dimissioni prima della presentazione della candidatura è una soluzione estrema che penalizzerebbe soprattutto i giovani magistrati».

E allora non sarebbe meglio che i magistrati rinunciassero a qualsiasi velleità politica?
«La Costituzione e le leggi consentono al magistrato di partecipare alla vita politica del Paese, sebbene nel rispetto di una serie di modalità e termini precisi».

Quindi nulla vieta a Maresca di lasciarsi indicare come candidato del centrodestra al Comune e, nel frattempo, continuare a esercitare le funzioni di sostituto procuratore generale?
«Precisiamo che la candidatura di Maresca sarebbe espressione di una sensibilità civica diffusa soprattutto in ambienti cattolici e del mondo produttivo, sebbene appoggiata da ambienti liberal e da alcuni settori del centrodestra. Tornando al nostro discorso, già il codice deontologico del 1988 vietava ai magistrati di compiere attività all’interno di partiti politici o di gruppi di potere. Maresca non lo ha mai fatto né lo sta facendo».

Se dopo il primo mandato non fosse rieletto, Maresca tornerebbe in aula: è accettabile?
«Qui serve una scelta chiara. In caso di mancata elezione o rielezione, non ci si deve servire delle cosiddette porte girevoli: bisognerebbe dire addio alla magistratura una volta per tutte in modo tale da non alimentare riserve e sospetti sulla terzietà e sull’imparzialità non solo della giurisdizione, ma dello stesso magistrato reduce da un’esperienza politico-amministrativa. Io la penso così e ho agito di conseguenza».

Alfredo Guardiano, magistrato di Cassazione ma anche leader dei RiCostituenti per Napoli, è convinto che soprattutto i pm debbano stare lontani dalla politica: è d’accordo?
«Sì, perché oggi, di fatto, l’esercizio dell’azione penale è rimesso alla discrezionalità del pm che può – Dio non voglia – avere anche obiettivi politici. E oggi, almeno da un punto di vista mediatico, la magistratura è rappresentata dai pm, anche se questi costituiscono il 25% della categoria. Anche per questo non condivido le riforme del Csm e del processo penale sostenute dal ministro Bonafede».

E Maresca non è un pm?
«Sì, ma è sempre stato terzo. Ed è una persona seria».

Anche de Magistris è un pm: un pm può rimediare ai danni provocati da un altro pm?
«Questo è un discorso politico-amministrativo. La risposta? Servono persone capaci di ridare stimoli ed entusiasmo a una città vilipesa e abbandonata. Maresca può esserne capace».

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.