È stato tradito dai social network, da Facebook, Gaetano Guarino: latitante in fuga da 11 anni, già nella lista dell'”elenco dei 100 del ministero dell’Interno”. Guarino ha 57 anni ed è di Melito Di Napoli. È nato a Casal di Principe, in provincia di Caserta, il 12 febbraio del 1964.

I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli lo hanno arrestato in Tunisia, con la collaborazione del ROS partenopeo e della Polizia Tunisina. Era irreperibile da quasi 11 anni e, da latitante, inserito nell’elenco del Ministero dell’Interno. Quello che un tempo era “l’elenco dei 100”.

Guarino è considerato un broker del narcotraffico, slegato da organizzazioni di tipo mafioso ma promotore di un gruppo criminale che si occupava di importare stupefacenti dall’estero verso l’Italia. Grazie ad una fitta rete di fiancheggiatori distribuiti in diverse nazioni, il 57enne gestiva il transito della droga – generalmente eroina – dalla Turchia fino alla provincia di Napoli, passando per la Grecia.

In un provvedimento dello scorso aprile la Procura generale presso la Corte di Appello di Napoli ha reso esecutiva la condanna a 25 anni di reclusione, per traffico internazionale di stupefacenti e riciclaggio.

I carabinieri, anche attraverso un’attività di web patrolling, hanno scovato un profilo che il 57enne aveva creato sui social network con dati falsi e grazie all’analisi delle “amicizie” e dei post pubblicati sono riusciti a tracciarne posizione e spostamenti quotidiani. Finito in manette, è stato tradotto in un penitenziario tunisino, in attesa del provvedimento di estradizione.

L’arresto ad agosto del broker Imperiale e di Raffaele Mauriello

Dopo il broker della droga Raffaele Imperiale, la polizia di Napoli piazza un altro colpo a Dubai, considerata almeno fino a qualche tempo fa zona franca per le persone legate alla criminalità organizzata. Negli Emirati Arabi è stato infatti arrestato lo scorso 14 agosto Raffaele Mauriello, 32 anni, ricercato dal 2018 in ambito internazionale ( e considerato tra i latitanti di massima pericolosità dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale. L’arresto è avvenuto nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, guidata da Giovanni Melillo, e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, guidata dal dirigente Alfredo Fabbrocini, con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

Mauriello, detto ‘o chiatto e figlio di Ciro Mauriello, elemento apicale del clan Amato-Pagano (detenuto da anni), si trovava in una villa quando è stato arrestato dalla Polizia di Dubai nell’ambito concretizza gli sforzi di un’intensa attività di cooperazione internazionale Giudiziaria e di Polizia svolta dal Ministero di Giustizia, dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, attraverso le Agenzie di Interpol ed Europol. Nei confronti di Mauriello pendono tre provvedimenti cautelari emessi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per omicidio, associazione di tipo mafioso e finalizzata al traffico di stupefacenti.

E’ ritenuto appartenente all’organizzazione criminale di stampo camorristico Amato-Pagano, gli scissionisti della prima ora dall’organizzazione guidata all’epoca da Paolo Di Lauro. Per il clan Mauriello avrebbe curato l’importazione e la distribuzione di ingenti quantità di cocaina, tant’è che lo stesso è ritenuto vicino al trafficate internazionale Raffaele Imperiale, arrestato a inizio agosto sempre a Dubai.

Ricercato in Italia dal maggio 2017, Mauriello è chiamato a rispondere in via definitiva del duplice omicidio di Andrea Castello e Antonio Ruggiero, entrambi avvenuti a Casandrino (Napoli) nel 2014. I due erano fedelissimi di Mariano Riccio (genero di Cesare Pagano, nella faida che scoppiò interna al clan degli Scissionisti). Inoltre deve rispondere anche dell’omicidio di Fabio Cafasso, avvenuto nel 2011 nel quartiere Scampia di Napoli, tutti maturati nell’ambito della “terza faida di Scampia”.

Mauriello inoltre è indagato anche per per concorso nel duplice omicidio del 20 giugno 2016 in via Giulio Cesare a Melito, roccaforte del clan Amato-Pagano, dove insieme a Domenico Amato (all’epoca 16enne e figlio di Rosaria Pagano, sorella del superboss Cesare), si rese protagonista dell’omicidio di Alessandro Laperuta, 32 anni, e di Mohamed Nuvo detto “Maometto”, 30 anni, uccisi da Amato per “dare l’esempio” perché  avevano “sgarrato” e dovevano essere puniti per le iniziative autonome che avevano intrapreso. Il Ministero di Giustizia sta perfezionando in questo periodo le intese per completare la procedura di estradizione in tempi brevi.

Avatar photo

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.