Il caso dell'ufficiale del Ros
Catturò un boss ma Pignatone lo processò: assolto il colonnello Giardina
La Corte di Cassazione ha assolto con formula piena dall’accusa di falsa testimonianza il colonnello Valerio Giardina, ex comandante del Ros di Reggio Calabria. L’ufficiale era accusato di aver mentito quando, deponendo al processo “Meta” e in quello contro la cosca Lo Giudice, affermò fra l’altro che la cattura del boss Pasquale Condello, detto “Il Supremo”, avvenne nel 2008 esclusivamente sulla base di un’attività tecnica e senza l’ausilio di fonti confidenziali. Versione che secondo i pm era in contrasto con altre risultanze processuali. Per la Suprema Corte, che ha rigettato il ricorso dell’ex pg di Reggio Calabria Dino Petralia (ora capo del Dap), la falsa testimonianza è inesistente, da qui l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.
Finisce così definitivamente, dunque, la disavventura giudiziaria dell’ex comandante del Ros di Reggio Calabria, protagonista, insieme al maggiore Gerardo Lardieri, a quel tempo suo vice, della cattura del “Supremo”. L’inchiesta su Giardina e Lardieri era stata avviata dall’ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dal pm Beatrice Ronchi. Il rinvio a giudizio fu chiesto nel novembre del 2017 dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dall’Aggiunto Gaetano Paci, che al solo colonnello contestarono anche l’aggravante mafiosa. In primo grado, poi, la procura reggina, rappresentata dai pm Paci e Stefano Musolino, chiese e ottenne la condanna di Giardina a 1 anno e 8 mesi per falsa testimonianza (ma con l’esclusione dell’aggravante mafiosa), mentre Lardieri (attuale comandante della sezione di polizia giudiziaria della Dda di Catanzaro) venne assolto già in primo grado per l’insussistenza del fatto.
In appello, però, nel luglio del 2019, anche Giardina fu assolto “perché il fatto non sussiste” (la procura generale aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado). Sentenza confermata ora dalla Cassazione. La cattura di Pasquale Condello da parte di Giardina e Lardieri avvenne sotto il coordinamento dell’allora procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Salvo Boemi, e dell’attuale Aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo. E fu proprio quest’ultimo, nel corso di un’udienza del processo “Meta”, ad affermare che «a due carabinieri, Valerio Giardina e Gerardo Lardieri, questa città dovrà sempre dire grazie».
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