Per un campione che dice addio alla bicicletta da corsa, Peter Sagan, ce n’è un secondo, Mark Cavendish, che di smettere, in fondo, non ne ha proprio voglia. A quell’”Ora, per me, è tempo di voltare pagina” del primo s’è subito messo in scia il “Non è ancora finita” pubblicato dalla squadra del secondo che, pur avendo annunciato soltanto qualche mese fa l’intenzione di lasciare il mondo del pedale a fine anno, ci ha evidentemente ripensato, prolungando di un’ulteriore stagione il rapporto con la sua società, l’Astana. Cavendish, insomma, non molla. A 38 anni suonati il corridore britannico vuole a tutti i costi superare il muro delle 34 vittorie al Tour de France che attualmente condivide con Eddy Merckx. Originario dell’Isola di Man, il velocista inglese avrebbe avuto tutte le chance per provarci già quest’anno, ma una caduta – con conseguente frattura della clavicola – gli ha impedito di attuare il sorpasso sul Cannibale. Che fare, dunque? Invece di mollare come in un primo tempo pensato, ecco la decisione di tornare sui suoi passi e rilanciare la sfida.

All’Astana, tra i tanti, ci saranno anche gli italiani Davide Ballerini e Lorenzo Fortunato, pronti dunque a condividere con il campione del mondo di Copenaghen 2011 (e tre volte primatista mondiale nell’Americana su pista) il sogno di vedere il suo nome scritto al primo posto nella classifica dei vincitori di tappa della corsa in giallo. Con 162 vittorie all’attivo, del resto, perché non provarci ancora? Sagan, a 33 anni, nella sua carriera ha vinto tanto, ma davvero tanto. Tre titoli mondiali di fila a cavallo tra 2015-e 2017 e 121 vittorie in bacheca fanno dell’atleta slovacco un campione a tutto tondo; dopo la strada e il ciclocross, la sua aspirazione è ora quella di tornare nuovamente al suo amore iniziale, ossia la mountain bike di cui è stato, tra le altre, campione mondiale Juniores una quindicina d’anni fa in Val di Sole.

Nel pieno della maturità fisica e atletica, è di questi giorni la decisione di chiudere con la bici da corsa; quest’ultima non è che il segnale chiarissimo del desiderio di concentrarsi su quella mtb con cui arrivare fino alle Olimpiadi e, perché no, una volta a Parigi puntare dritti a infilarsi tra i migliori del lotto dei partenti. Quel che è certo è che, a dispetto di quanto già vinto fin qui, entrambi si sono posti nuovi, prestigiosi obiettivi per il 2024. Gli appassionati delle due ruote sono avvisati: di Cavendish e Sagan, insomma, se ne sentirà ancora parlare, e non poco.

Dai progetti alla strada, domani mattina scatterà da Como l’edizione numero 117 del Lombardia, vale a dire quella “Classica delle foglie morte” cui tradizionalmente è affidato il compito di chiudere la stagione nazionale e, eccezion fatta per altre prove minori, anche il calendario delle cosiddette Classiche Monumento. Duecentotrentotto i chilometri che separeranno il Lago di Como dall’arrivo in quel di Bergamo, con un dislivello di 4400 metri da affrontare tutto d’un fiato per coloro che ambiscono alla vittoria finale.

L’avversario da battere, e non potrebbe essere altrimenti, è lo sloveno Tadej Pogacar, che ha vinto le ultime due edizioni e si presenta anche quest’anno con l’ambizione di portarsi a casa ancora una volta la posta piena. A lottare con lui ci sarà Remco Evenepoel, con il belga deciso a lasciare il segno e, così facendo, a gettarsi definitamente alle spalle il ricordo della paurosa caduta di cui fu protagonista tre anni or sono. Se i due si guarderanno l’un l’altro, ad approfittarsene potrebbe essere Primoz Roglic che – nel ruolo di terzo incomodo affibbiatogli bonariamente dal grande ex Gianbattista Baronchelli – potrebbe approfittare della rivalità tra i due assi appena citati per provare la zampata vincente. Al bergamasco Fausto Masnada il compito di stupire: dopo il secondo posto del 2021, l’arrivo nella sua Bergamo sarà certamente di stimolo per una gara tutta all’attacco.