La giornalista
Cecilia Sala, Teheran gioca a scacchi. Domani la riunione del Quint, il rischio di un pantano diplomatico
L’arresto di Cecilia Sala continua a essere un caso spinoso. Difficile da gestire e da risolvere, in cui si intrecciano questioni politiche, diplomatiche e giudiziarie in un groviglio pressoché inestricabile. Ieri, sul caso è tornata a parlare anche la Repubblica islamica, che sul fermo della giornalista italiana aveva rilasciato uno scarno comunicato in cui si accennava all’arresto per non meno precisate violazioni delle leggi del Paese. Un comunicato che aveva sollevato parecchi dubbi, confermando i sospetti di molti osservatori riguardo al desiderio di Teheran di trasformare il fermo di Sala in uno strumento di scambio. In questo caso per ottenere il rilascio di Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano arrestato all’aeroporto di Malpensa.
La smentita
Gli indizi ci sono tutti. Le tempistiche, un certo modus operandi di Teheran, lo scarno e ben poco chiaro comunicato da parte del ministero iraniano. Eppure, gli ayatollah anche ieri hanno smentito che vi sia un nesso tra i due casi, con la portavoce del governo della Repubblica islamica, Fatemeh Mohajerani, che ha spiegato in un briefing con la stampa che il fermo di Sala “non è in alcun modo una ritorsione” per Abedini, augurandosi anzi che “la questione della giornalista venga risolta rapidamente”. Parole che confermano la strategia diplomatica che in questo momento sta seguendo Teheran, e cioè non mettere in alcun modo in collegamento i due fermi. Ma sono dichiarazioni che hanno lasciato perplessi anche molti osservatori, dal momento che la diplomazia si sta muovendo tutta in quella direzione. E appare quantomeno improbabile che Teheran stia agendo senza guardare a quello che accade in Italia con Abedini, “l’uomo dei droni” accusato dagli Stati Uniti di avere violato la legge per l’esportazione di tecnologie sensibili in favore di Teheran.
Il vertice alla Farnesina
La scorsa settimana, alla Farnesina, il segretario generale del ministero degli Esteri, Riccardo Guariglia, ha incontrato l’ambasciatore iraniano, Mohammad Reza Sabouri, in cui gli stessi uffici di Teheran a Roma hanno confermato che sono state “scambiate opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e sulla signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran”. Secondo il New York Times, la premier Giorgia Meloni ha discusso del caso anche con Donald Trump durante il loro recente incontro a Mar-a-Lago in Florida. E il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha convocato per giovedì a Roma una riunione del “Quint” (di cui fanno parte Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito) in cui è probabile che sarà affrontato anche l’affaire diplomatico che coinvolge la reporter italiana. Il vertice a cui finora prenderanno parte il segretario di Stato americano Antony Blinken, l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas, e il ministro degli Esteri francese, Jean Noel Barrot, servirà a fare il punto sulla situazione mediorientale, sulla Siria e quindi anche sulle relazioni con l’Iran. E anticipa l’arrivò di Joe Biden nella capitale per incontrare Papa Francesco, il presidente Sergio Mattarella e la premier.
Il pantano diplomatico
L’obiettivo è accelerare per evitare che il caso vada troppo per le lunghe, prima che si immobilizzi in un pantano diplomatico, di intelligence e giuridico da cui diventa sempre più difficile uscirne. Dalla Procura generale di Milano, ieri è arrivata la notizia che, almeno fino all’udienza del 15 gennaio, rimarrà il parere negativo all’istanza per i domiciliari effettuata dai legali di Abedini. E sul caso Sala ora è piombato anche il tema delle dimissioni di Elisabetta Belloni da capo del Dis, l’ufficio di raccordo dei servizi segreti interni ed esteri. Sul punto ha parlato anche Matteo Renzi, che ospite a “L’Aria che tira” ha spiegato che l’addio di Belloni mentre è aperto il caso Sala “è un segnale pessimo per il Paese”. “È un errore che Belloni se ne vada in questo momento, ha una esperienza che in questa fase era importante” ha detto il leader di Italia Viva.
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