Quanta paura può fare un censimento. Noi europei non possiamo capire il perché, ma i nostri amici nei Balcani sanno che sono i censimenti a fare la differenza a livello politico. Principalmente perché cambiano il peso che ogni minoranza etnica ha all’interno di un paese – e i Balcani sono composti da più minoranze etniche. Si tratta quindi di potere, di influenza politica, di gestione del paese. Ecco perché la maggior parte dei politici evita di fare censimenti (infatti, in molti paesi sono slittati). Ma anche perché ormai con tutte le persone che lasciano i rispettivi paesi per andare a vivere in Unione europea, si assiste ad uno svuotamento della popolazione che certifica un fallimento anche politico.

Cerchiamo di analizzare paese per paese. Partiamo dalla Serbia. In Serbia, il censimento era stato condotto dal 1° al 31 ottobre 2022, con la proroga di una settimana per alcune città. Ci sono novità importanti, innanzitutto numeriche, rispetto all’ultimo rilevamento effettuato, che risaliva ormai al 2011. A distanza di oltre 12 anni infatti la Serbia sembrerebbe aver perso oltre mezzo milione di abitanti, poiché la stima della popolazione si attesta sui 6.647.003, un numero che è pari al 6,9% in meno rispetto al precedente, con quasi 500mila persone che non risiedono più nel paese. Va qui notato che, se una diminuzione di circa il 10% è avvenuta in tutte le regioni, con un numero massimo nella Sumadija e nella Serbia occidentale che hanno perso quasi 200mila persone, al contrario Belgrado registra un incremento dell’1,6%. Dati interessanti emergono anche sotto il profilo della composizione etnica. L’80% di coloro che hanno deciso di dichiarare la propria nazionalità si è dichiarato serbo, per un totale di 5.360.239 persone. La minoranza nazionale più numerosa rimane quella ungherese, che si attesta attorno alle 184.000 unità, ma che in ogni caso ha subito un ridimensionamento di 70.000 persone rispetto al censimento precedente. Seguono quella bosgnacca, unica in crescita dal 2011, mentre è diminuita la presenza dei Rom che, almeno secondo tali dati, non sono più di 130.000, un dato decisamente inferiore rispetto alle stime non ufficiali. Particolare è anche il caso della Vojvodina, regione che conta membri di più di 20 comunità nazionali riconosciute, gode di autonomia legislativa garantita dalla costituzione e ciononostante ha subito, secondo gli ultimi dati, un calo di 182.453 abitanti. Qui, sia i partiti che le organizzazioni non governative, hanno invitato i cittadini a dichiararsi appartenenti alla Vojvodina qualora non si fossero sentiti rappresentati, in virtù dell’identità multiculturale particolare e civica della regione vista come punto di convergenza di popoli e culture. Delicato anche il tema del censimento nella zona sud-est del paese, dove la maggioranza degli abitanti albanesi in passato aveva boicottato il rilevamento. I dati ufficiali registrano la presenza di poco più di 60.000 albanesi che vivono in Serbia, concentrati nei comuni di Preševo, Medveđa e Bujanovac, un dato inferiore alle stime non ufficiali che parlano di almeno 100mila persone.

Passiamo poi al Montenegro: Il 3 dicembre 2023 è ufficialmente iniziato il censimento della popolazione in Montenegro dopo numerosi rinvii. Inizialmente programmato per il 2021, è stato rinviato a causa delle difficoltà derivanti dalla pandemia di Covid-19 e dalla turbolenta situazione politica scaturita dalle elezioni parlamentari del 2020, che avevano visto il Partito Democratico dei Socialisti (DPS) guidato da Milo Đukanović perdere il potere per la prima volta dagli anni ’90. Questo censimento sarà il primo dal 2011, quando i risultati mostrarono che circa il 44% della popolazione si considerava di etnia montenegrina, il 29% serba, l’8% bosgnacca e il 5% albanese, mentre il 43% affermò di parlare il serbo come prima lingua e il 37% il montenegrino. Vista la peculiare storia del paese e la sua composizione multietnica, oggi come allora il censimento non può essere considerato come un semplice conteggio della popolazione finalizzato all’analisi delle sue caratteristiche strutturali, ma deve essere visto come un evento che può avere importanti conseguenze politiche. Secondo i dati preliminari del censimento condotto a dicembre 2023, il Montenegro conta oggi 633.158 abitanti, in leggero aumento rispetto ai 625.266 abitanti registrati nel 2011.

Il capo dell’Ufficio statistico, Miroslav Pejovic, ha dichiarato che i dati finali potrebbero rivelare le ragioni dell’aumento della popolazione e saranno pubblicati entro sei mesi.

Se i dati attuali saranno confermati, il Montenegro sarà uno dei pochissimi Paesi della regione a registrare un aumento della popolazione, anche se moderato.

I censimenti sono una questione etnica delicata in Montenegro, dove circa il 45% della popolazione si identifica come montenegrina, il 30% come serba, l’8,6% come bosgnacca e il 4,5% come albanese.

Passiamo ora alla Bosnia Erzegovina.

In Bosnia Erzegovina vi sono 3.531.159 abitanti stabili, di cui 50,4 % donne e 49,06 % uomini. Nella Federazione di Bosnia Erzegovina vivono 2.219.220 abitanti ovvero il 62,85 % della popolazione totale, mentre nella Republika Srpska 1.228.423 abitanti (34,79 % della popolazione). Nel distretto autonomo di Brcko vivono 83.516 persone (2,37 % della popolazione totale). La lingua bosniaca è parlata dal 52,86% della popolazione, il 14,6 % parla il croato e il 30,76% il serbo. Altre lingue sono parlate dall’1,57% della popolazione. Il 50,7 % della popolazione è di religione islamica, il 15,19% cattolica e il 30,75% ortodossa. In termini di nazionalità, il 50,11% ha dichiarato di essere bosgnacco-musulmano, il 15,43% croato e il 30,78% serbo. Lo 0,77% della popolazione non si è dichiarato. La problematica dei censimenti in Bosnia è più che altro legata al fatto che ci sono persone che non si ritrovano nelle varie definizioni etniche e che di conseguenza non vogliono dichiararsi.

Diversa la situazione in Macedonia del Nord, dove l’ultimo censimento si è tenuto nel 2021. Dopo venti anni, la Macedonia del nord è finalmente riuscita a condurre un censimento della popolazione, un processo che si è rivelato estremamente controverso. Data la presenza di più comunità etniche, il censimento ha suscitato reazioni tempestose. Il censimento del 2021 mostra che, rispetto al 2001, la popolazione totale del Paese è diminuita di 185.834 persone (9,2%), arrivando a 2.097.319: 1.836.713 residenti e 260.606 non residenti. I cittadini macedoni che vivono e risiedono all’estero da più di un anno hanno potuto registrarsi tramite un’applicazione web disponibile sul sito del censimento. Il 58,44% della popolazione si è identificato come macedone, il 24,30% come albanese, il 3,86% come turco, il 2,53% come rom, lo 0,47% come valacco, l’1,30% come serbo e lo 0,87% come bosgnacco. Il 61,38% della popolazione censita ha dichiarato che la propria lingua madre è il macedone, il 24,34% l’albanese, il 3,41% il turco, l’1,73% la lingua rom, lo 0,17% il valacco, lo 0,61% il serbo e lo 0,85% il bosniaco. Tuttavia, 132.269 cittadini non hanno dichiarato la propria etnia e molti hanno boicottato il censimento, secondo loro truccato per esigenze politiche. Questa tendenza era apparsa anche prima del censimento, quando comunità etniche, per esempio albanese e turca, hanno dichiarato che non avrebbero accettato i risultati se non avessero raggiunto una certa percentuale. Vediamo quindi che la Macedonia del Nord è ancora più difficile rispetto ad altri stati.

Per quanto riguarda l’Albania, non si possono ancora consultare i dati più attuali. L’ultimo censimento era previsto per il 2020, ma è stato rinviato a seguito di un grave terremoto nel novembre dell’anno precedente e della pandemia COVID-19. È stato nuovamente rinviato nel 2021 a causa delle elezioni parlamentari tenutesi nell’aprile dello stesso anno. Alcuni critici pensano che questo potrebbe essere causato a numeri sbagliati per le minoranze egiziana e Rom.

L’Istituto di Statistica, ISTAT, ha dichiarato i dati provvisori del censimento iniziato a settembre 2023 non saranno pubblicati “perché i risultati finali saranno pubblicati molto presto”. La pubblicazione delle statistiche finali è prevista per giugno 2024. Il censimento del 2011 ha mostrato che la popolazione albanese è scesa a circa 2,8 milioni.

Infine, il Kosovo. Le autorità del Kosovo hanno iniziato in aprile 2024 le procedure per il primo censimento nel Paese dopo oltre un decennio, tra tensioni latenti con la comunità serba e forte incertezza sulla partecipazione dei serbi al conteggio della popolazione. L’Agenzia statistica del Kosovo (ASK) ha condotto solo un altro censimento, nel 2011, boicottato dai serbi. Secondo il censimento, la popolazione del Kosovo ammontava al tempo a 1,8 milioni di persone. Lista Srpska, il partito serbo che ha legami fin troppo stretti con Belgrado, ha annunciato che boicotterà il censimento. Un altro contrasto all’integrazione, messo in atto da Belgrado.

Il punto vero è che tutti questi censimenti sono necessari, anche e soprattutto per capire come si sviluppa il paese (o come si sta svuotando, visto l’esempio bosniaco dove ogni anno partono tante persone). Ma vengono fin troppo spesso utilizzati come strumenti politici dagli etno-nazionalisti che hanno tutto l’interesse a separare i cittadini in categorie diverse. E questo consolidamento della separazione fra i gruppi fa male alla cittadinanza intera e non promette bene per il futuro dei rispettivi paesi.

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.