Non hanno fatto in tempo a certificare praticamente all’unisono che “divisi si perde”, che i leader del centrodestra tornano a fare quello che è riuscito meglio negli ultimi mesi: tornare a litigare creando i presupposti per una possibile nuova disfatta elettorale nei prossimi due appuntamenti cruciali alle urne, quello in Sicilia in autunno e in Lombardia nel prossimo anno.

A pesare sono i risultati dei Comuni andato al voto ieri per il ballottaggio in cui il centrodestra diviso ha lasciato spazio all’affermazione dei candidati del campo opposto. I due casi più duri da digerire sono quelli di Verona e Catanzaro, col trionfo di Damiano Tommasi e Nicola Fiorita.

Nella città scaligera, come noto, il centrodestra ha corso diviso con Lega e Fratelli d’Italia a sostegno di Federico Sboarina, mentre Forza Italia ha appoggiato Flavio Tosi. Proprio il sindaco uscente Sboarina ha rifiutato la proposta di apparentamento, provocando un mezzo terremoto anche all’interno della sua coalizione, aiutando non poco l’affermazione dell’ex calciatore Tommasi, candidato del centrosinistra.

A Catanzaro Fiorita ha strappato il capoluogo calabrese al centrodestra dopo anni di governo, ribaltando il risultato del primo turno. A pesare anche in questo caso le spaccature nella coalizione di centrodestra, con Fratelli d’Italia che ha corso da sola al primo turno con la deputata Wanda Ferro.

Non è un caso dunque che, all’indomani di risultati non esaltanti, i leader del centrodestra richiamino all’unità. “Basta litigi, a partire della Sicilia, non possiamo rischiare di mettere a repentaglio il risultato delle politiche. Chiederò a Salvini e Berlusconi di vederci il prima possibile per evitare ulteriori divisioni”, dice Giorgia Meloni in un video su Facebook. Per la Meloni “occorre parlarsi subito per fermare le polemiche e ricordarsi che l’avversario è sempre la sinistra e mai il partito alleato”.

Un appello accolto da Salvini, ma i due leader sembrano comunque rinfacciarsi le responsabilità delle sconfitte: “Spiace per le città perse al ballottaggio – scrive via social il segretario del Carroccio -, nonostante l’impegno di candidati e militanti, spesso per le divisioni e i litigi nel centrodestra come a Verona, che non si dovranno più ripetere

Il caso Sicilia

Il primo appuntamento chiave a livello elettorale per il centrodestra è la Sicilia, dove da settimane ormai è in corso una guerra interna alla coalizione e in particolare tra i due ‘big’ dell’isola: da una parte il governatore Nello Musumeci, dall’altra il plenipotenziario di Forza Italia Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars.

Il primo, ‘meloniano’, nei giorni scorsi ha per la prima volta messo a disposizione della coalizione la sua candidatura, evocando dunque un possibile passo indietro. Il secondo ha invece rivendicato per Forza Italia la scelta del candidato alla presidenza della Regione, che dovrà essere “donna” e “palermitana”.

Gli identikit sono vari, dalla presidente della fondazione Federico II Patrizia Monterosso alla leader dell’associazione delle cliniche private Aiop Barbara Cittadini. Se dovesse cadere il requisito ‘geografico’ su Palermo, potrebbe tornare in corsa anche l’ex ministra Stefania Prestigiacomo, di Siracusa.

Il caso Lombardia

Sempre in nome della sbandierata “unità”, l’altra gatta da pelare per il centrodestra riguarda la Lombardia, al voto nel 2023. Per Matteo Salvini c’è infatti da blindare la candidatura del presidente uscente Attilio Fontana, reduce dai successi in tribunale ma pressato dalla sua vicepresidente a Palazzo Lombardia.

Venerdì scorso infatti l’assessore al Welfare e vice del governatore Letizia Moratti ha annunciato ufficialmente la sua disponibilità alla candidatura. “Letizia Moratti è un assessore di centrodestra di una giunta di centrodestra con un governatore di centrodestra. Non ho mai visto un vicesindaco che corre contro il suo sindaco”, aveva commentato con fastidio Salvini a Rapallo, ospite dei Giovani di Confindustria, ma la questione per il segretario del Carroccio resta spinosa.

Quello di Moratti è un profilo che potrebbe spaccare nuovamente la coalizione e ottenere anche l’appoggio da un bacino elettorale diverso: nei giorni scorsi Carlo Calenda non aveva escluso un eventuale sostegno alla sua candidatura.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia