Si sono tenuti oggi al tempio buddista di Zojoji a Tokyo i funerali dell’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe. Il politico è stato assassinato, a 67 anni, venerdì scorso, mentre stava tenendo un discorso pubblico a Nara, vicino a Kyoto, a favore di un candidato del suo Partito Liberaldemocratico. La famiglia dell’uomo accusato dell’assassinio – Tetsuya Yamagami, 41 anni, ex marinaio, che si sarebbe fabbricato in maniera artigianale la doppietta con la quale ha esploso i colpi fatali – è stata correlata a presunti legami con la Chiesa dell’Unificazione, gruppo religioso diffuso soprattutto tra Stati Uniti e in Asia Orientale.
Spesso raccontata come una setta, seguita da milioni di membri e sorretta su un grande impero economico, la Chiesa è stata fondata dal reverendo Sun Myung Moon nel 1954 in Corea del Sud. Il reverendo era nato nel 1920 a Pyongan quando la Corea era ancora sotto il dominio giapponese. La famiglia confuciana si convertì al cristianesimo quando lui aveva dieci anni e si unì alla Chiesa presbiteriana. A 23 anni il reverendo si sposò ed ebbe un figlio. Divorziò dieci anni dopo.
Il “Principio Divino” che cominciò a predicare dopo la fine dell’occupazione giapponese era un sincretismo di riferimenti biblici, confucianesimo e ceondosimo. La religione fu fondata ufficialmente a Seul. Se anni dopo Moon sposò Hak Ja Han che divenne la “Vera Madre” con il marito a capo della “Vera Famiglia” composta da dieci figli. Il reverendo divenne molto famoso in tutto il mondo dopo i suoi viaggi e i suoi discorsi, anche negli Stati Uniti, soprattutto dagli anni Settanta in poi. Per un suo sermone riunì in Corea del Sud circa un milione e 200mila persone. La Chiesa dell’Unificazione dagli anni Novanta aprì numerose sedi in giro per il mondo. E divenne una sorta di multinazionale, grazie alle cospicue donazioni che riceve: gestisce fabbriche di automobili, attività manifatturiere, giornali come il conservatore Washington Times, ospedali, immobili, università fabbriche, società finanziarie.
Il culto è diventato noto per i suoi scenografici “matrimoni di massa” durante i quali il reverendo univa adepti spingendo ai matrimoni tra seguaci di differenti nazionalità con lo scopo di “costruire un mondo religioso multiculturale”. Moon – che fu anche molto criticato per aver perdonato gli autori dell’Olocausto e per aver sposato l’arcivescovo cattolico Emmanuel Milingo – morì nel 2012. Due suoi figli fondarono nuovi movimenti religiosi autonomi e si scatenò una lotta per l’eredità materiale e spirituale del reverendo.
Al momento l’informazione certa sul presunto legame tra l’attentatore di Abe e la Chiesa è che la madre del sospettato fa parte del gruppo religioso. Abe era sostenitore della Chiesa ma non ne era un membro, in quanto di fede shintoista. Il Partito Liberal Democratico del quale faceva parte ha legami da decenni con il culto. Le cospicue donazioni della madre di Yamagami avrebbero mosso, secondo le parziali e comunque non confermate ricostruzioni di questi giorni, il figlio all’omicidio.
“Mia madre era seguace di un’associazione religiosa alla quale aveva donato molto denaro, tutta l’eredità ricevuta da mio padre quando morì, tanto che ci siamo trovati in difficoltà economiche insormontabili . . . ho pensato di dover punire i responsabili . . . però non riuscivo a trovare nessuno dei capi di quella setta e così ho deciso di uccidere Shinzo Abe, perché sapevo che era in qualche modo collegato”, le parole di Yamagami nell’interrogatorio, senza che i media lasciassero trasparire il nome della Chiesa. È stato il capo della sezione giapponese a confermare la devozione della madre.