Il testo in aula
Che cos’è lo Ius Scholae, la legge sulla cittadinanza per bambini che sono nati o hanno studiato in Italia

Il testo del cosiddetto “Ius scholae” domani approda alla Camera dei deputati. Comincerà la discussione sulla legge che intende concedere la cittadinanza a bambini figli di extracomunitari che abbiano frequentato almeno un ciclo scolastico in Italia, senza che debbano aspettare il compimento dei 18 anni. Il testo è stato presentato dal deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe Brescia. Lo Ius Scholae prevede che possa fare richiesta per la cittadinanza chi sia arrivato in Italia prima di aver compiuto 12 anni e porti a termine un percorso scolastico di cinque anni.
Secondo i dati relativi all’anno scolastico 2019/2020 frequentano le scuole italiane più di 877mila alunni con cittadinanza non italiana, quasi 20mila in più rispetto all’anno scolastico precedente, il 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Come sottolinea Save the Children, il 57,4% si concentra nel primo ciclo. Negli ultimi quattro anni scolastici il numero di alunni con cittadinanza non italiana ha ripreso a crescere, mentre diminuiscono gli studenti italiani.
La proposta sembra avere un consenso trasversale: hanno votato a favore in commissione Affari Costituzionali Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Forza Italia. “La cittadinanza è una cosa importante che va decisa quando si diventa maggiorenni, come la patente. Quando sei maturo, a 18 anni, decidi consapevolmente se il Paese che ti accoglie sarà il tuo Paese”, ha invece affermato il segretario della Lega Matteo Salvini. Contraria anche Fratelli d’Italia. I due alleati di centrodestra hanno presentato 700 emendamenti in commissione. Secondo un sondaggio di Youtrend/Quorum per Action Aid, sei italiani su dieci vogliono la riforma
“Assicurare che si sentano pienamente cittadini della comunità in cui crescono è fondamentale per garantire ai bambini e alle bambine – oggi stranieri solo per le anagrafi – una piena condivisione dei diritti e delle opportunità dei loro coetanei. La discussione del disegno di legge di modifica alle norme sulla cittadinanza in Parlamento è una occasione che non può essere mancata”, ha detto Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-EU di Save the Children. L’Organizzazione sottolinea anche che, secondo i dati sono sempre meno le scuole non coinvolte nel fenomeno migratorio (il 17,9% del totale delle scuole italiane) e sempre più numerose quelle con il 30% e oltre di alunni con origine immigrata (+0,4% rispetto all’a.s. precedente).
Tra gli alunni con origine migratoria i nati in Italia sono aumentati di 20mila unità, raggiungendo il 65,4% di essi (570mila presenze). Le quote più alte si ritrovano tra i più piccoli, nelle scuole dell’infanzia, dove la percentuale sale all’82%. La maggioranza degli studenti con origine migratoria si concentra nelle regioni settentrionali (65,3%), seguono le regioni del Centro (22,2%) e del Mezzogiorno (12,5%). La Lombardia è, da sempre, la prima regione per numero di alunni stranieri con oltre 224mila presenze (25,6% delle presenze totali in Italia). La provincia italiana con il più alto numero di alunni stranieri è Milano (quasi 80mila), seguita da quelle di Roma (più di 64mila) e di Torino (quasi 40mila).
Stamattina in piazza Capranica, a pochi passi da Montecitorio, è stato organizzato dalla Rete per la riforma della cittadinanza, un flash mob. “Italia, promettimi che 877 mila studenti riceveranno la cittadinanza, che mi considererai uguale ai miei compagni, che potrò andare a votare per la prima volta, che potrò indossare la maglia degli azzurri e non dovrò più stare in panchina”, una delle rivendicazioni dei manifestanti. L’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, Barbara Funari, intervenendo alla manifestazione della Riforma della Cittadinanza, ha dichiarato che sono oltre il 13% i minori residenti in attesa della cittadinanza.
Al momento in Italia è in vigore lo ius sanguinis, introdotto con una legge del 1992, il quale prevede che un figlio è italiano solo se lo è almeno uno dei due genitori. Se un bambino nasce in Italia e cresce sempre in Italia, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e solo se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. La proposta di legge dello ius soli fu presentata nel 2015 e bocciata in Senato. Nessun riferimento nello ius scholae alla legge che conferirebbe la cittadinanza pe esser nati sul territorio italiano, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori.
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