Se abbiamo vinto o perso non ha importanza. Una cosa è certa però: abbiamo iniziato a remare verso la direzione giusta. Questo è il senso più profondo di ciò che è accaduto in Commissione Affari costituzionali a Montecitorio nei giorni scorsi.
Quello che i 5 Stelle, rilanciati dal loro giornale di partito – il Fatto Quotidiano– chiamano “sventare un blitz sul Trojan” corrisponde in verità all’approvazione di un emendamento di Forza Italia – a mia prima firma – al decreto che il governo ha varato per adeguare la disciplina sull’acquisizione dei tabulati telefonici alla sentenza della Corte di Giustizia europea che ha fissato dei principi più stringenti relativamente all’invasività delle indagini attraverso i dati dei tabulati che da oggi dovranno essere acquisiti, non su richiesta del Pm, ma in seguito all’autorizzazione del Gip e solo nel caso in cui si perseguano reati gravi.
Lo stesso principio va inevitabilmente applicato all’utilizzo del Trojan da parte della magistratura inquirente che ne ha abusato soprattutto dopo il via libera al GRANDE FRATELLO DI STATO voluto dall’ex ministro grillino Bonafede, che probabilmente non si è reso conto della bomba fuori controllo che ha immesso nel sistema, perché accecato dalla foga di diventare il ministro più amato dalle procure di mezza Italia.
Eppure, persino dopo tutto quello che è emerso in merito alla pericolosità del captatore informatico senza controllo, quando ad esempio si è scoperto che raccoglieva i dati di tutte le inchieste d’Italia e li trasferiva in un server di Napoli gestito da un’azienda privata senza che nemmeno i pubblici ministeri ne fossero a conoscenza, assistiamo ancora in Parlamento a scene tragicomiche come quelle di qualche giorno fa.
Il Movimento 5 Stelle ha creato un caso all’interno della maggioranza, chiedendo di stralciare l’emendamento che prevedeva semplicemente un rafforzamento delle motivazioni che avrebbero reso questo strumento necessario per lo svolgimento delle indagini, ed inoltre l’obbligatoria indicazione del tempo e dei luoghi nei quali si sarebbe potuta verificare l’attività di registrazione e quello, invece, dei luoghi da vietare per tutelare la sfera privata dei cittadini.
Occorre infatti considerare che, allo stato attuale, il Trojan registra h24 anche in bagno ed in camera da letto, può utilizzare anche fotocamera e videocamera, captare dati sensibili ed a strascico anche le conversazioni degli interlocutori del soggetto che ha un apparecchio elettronico in cui è inoculato.
C’è da chiedersi inoltre come sia possibile che, dopo tutto, possa ancora esserci un gruppo politico, che sulla giustizia e non solo ha fatto disastri inquantificabili, ad opporsi senza il minimo scrupolo a tutti gli altri partiti (persino il PD questa volta pareva condividesse la posizione di Forza Italia) che richiedevano modifiche ragionevoli ed utili a ripristinare un po’ di decenza per correggere lo stupro legalizzato della privacy anche di quei cittadini che nulla hanno a che fare con la delinquenza ed il malaffare.
L’emendamento alla fine è stato riformulato dal governo, e per riportare l’ordine è stato necessario l’intervento del sottosegretario Sisto e della ministra Cartabia che hanno trovato la mediazione sul solo rafforzamento delle motivazioni nel decreto di autorizzazione all’utilizzo del virus informatico, garantendo al contempo che su questo dossier il governo ci lavorerà prossimamente.
L’emendamento é stato poi votato ed approvato in Commissione, ed è sicuramente la prima volta, dopo anni di oscurantismo, che si approva una norma in senso garantista sul marasma delle intercettazioni. Forse, se Dio vuole, siamo alla fine di un’epoca ed alla vigilia di un’altra che dovrà necessariamente ripristinare la civiltà perduta in questo Paese. Questa operazione si che era stata sventata per troppo tempo, altro che blitz sul Trojan!
*Parlamentare di Forza Italia