Ci sono citazioni ed evocazioni storiche da maneggiare con i guanti bianchi. Anzi, meglio ancora: da evitare con cura, a meno che non si sia storici e cultori della materia. Altrimenti è facile incorrere in incidenti davvero spiacevoli, come è accaduto ieri a Susanna Cherchi, deputata del Movimento 5 Stelle che nel suo intervento – in discussione generale, cioè in Aula – ha associato le novità del decreto Lavoro alla triste insegna sul cancello di Auschwitz: “Il lavoro rende liberi”.

La scritta campeggiava sul ferro battuto del cancello che tagliava i ponti tra umanità e disumanità, tra civiltà e inciviltà, delimitando il perimetro della prigionia del più grande campo di sterminio nazista. L’infelice scivolone è stato rilevato da Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia. Poco dopo l’inizio del suo intervento, durante la discussione generale sul Decreto Lavoro, Cherchi afferma: “Quando leggo ‘Decreto lavoro’ mi viene da pensare alla frase sul portone di Auschwitz, ‘Il lavoro rende liberi’. Una crudeltà mentale…”.

Immediatamente interrotta, Cherchi viene richiamata dal vicepresidente Sergio Costa, che dirige i lavori dell’Assemblea, tra le proteste dell’opposizione: “Non nominiamo Auschwitz così, la prego, sennò urtiamo suscettibilità che non è il caso di toccare assolutamente”. E non si tratta di una banale leggerezza. Dai banchi della maggioranza si sono alzate grida di protesta. “È una vergogna!”. E grida di protesta anche dal gruppo di Italia Viva-Azione.

Cherchi alza a sua volta la voce: “Ho detto che mi scuso, non basta?”. “No, non basta”, dice quindi l’onorevole di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto che, poco dopo, prende la parola. “Quanto affermato in quest’Aula è gravissimo e necessita di un’informativa nei confronti del presidente della Camera. È la cosa più grave che ho ascoltato in 11 anni di carriera parlamentare”.

In realtà però ci sarebbe una cosa più grave: il silenzio complice dei parlamentari del PD che, evidentemente hanno ascoltato quelle inqualificabili dichiarazioni senza colpo ferire. Alla faccia del rispetto della memoria.

Aldo Torchiaro

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