Ha vinto un premio che non potrà ritirare, perché costretto dietro le sbarre di una prigione bielorussa. Parliamo di Ales Bialiatski, attivista bielorusso che questa mattina ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2022 assieme a due ONG, la russa Memorial e l’ucraina Centro per le libertà civili.

Tra i più importanti dissidenti bielorussi, Bialiatski ha 60 anni ed è noto soprattutto per aver fondato nel 1996 il Viasna Human Rights Centre, ONG per la difesa dei diritti umani che si occupa di dare assistenza finanziaria e legale ai prigionieri politici e alle loro famiglie.

Già dagli anni Ottanta era attivo nelle proteste antisovietiche, contribuendo a fondare un gruppo di chiamato Partito clandestino bielorusso “Indipendenza” che promuoveva l’uscita della Bielorussia dall’Unione Sovietica per farne un paese sovrano e democratico. Nell’assegnargli il riconoscimento, il Comitato per il Nobel ha chiesto al governo bielorusso la sua liberazione, come annunciato dalla presidente Berit Reiss-Andersen.

Bialiatski è stato arrestato per la prima volta nel 2011 dal governo autoritario di Alexander Lukashenko con l’accusa di evasione fiscale, restando in carcere fino al 2014 con accuse da molti considerate politicamente motivate.

Ma ancora oggi Bialatski è in prigione, per aver partecipato nel 2020 alle proteste di massa seguite alla vittoria alle elezioni di Lukashenko, pur senza aver subito ancora un processo. Nato in Karelia, Russia, il 25 settembre 1962, Bialatski  ha trascorso il suo sessantesimo compleanno in un carcere bielorusso: dal 1996, anno di fondazione il Viasna Human Rights Centre, ad oggi, è stato arrestato ben 25 volte.

Assegnando il premio, la commissione per il Nobel ha detto che “nonostante le enormi difficoltà personali”, Bialiatski “non ha ceduto un millimetro nella sua lotta per i diritti umani”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.