Il vestito elegante c’è, così come la Bmw spider fiammante con appoggiata sul tetto una corona di ferro. Il banchetto è allestito, e non mancano neanche i tradizionali dolci a base di miele ispirati dall’antica cucina turca. Nelle foto del matrimonio di “El-Bija”, il 32enne Abdelrachman Milad, padrone controverso dei traffici marittimi legali e illegali in Libia, manca soltanto una cosa, fondamentale: la moglie.

Lo scorso 29 maggio in una villa faraonica nel porto di Zawia, sulla costa occidentale che da Tripoli arriva al confine con la Tunisia, l’uomo più influente nei traffici di esseri umani nel Mediterraneo si è spostato davanti a centinaia di ospiti venuti da tutto il Paese seduti ai tavoli imbanditi sotto tendoni bianchi immacolati. La festa è stata divisa rigorosamente in due, donne e uomini separati come è tradizione in Afghanistan e spesso in Pakistan.

Il suo nome finì nella lista nera dell’Onu, che lo imputò di essere “direttamente coinvolto nell’affondamento di barche cariche di migranti sparando con armi da fuoco”. Il consiglio di Sicurezza internazionale impose dure sanzioni contro di lui ed altri cinque trafficanti con l’accusa di contrabbandare esseri umani, petrolio ed armi. Questo perché 5 anni fa era diventato comandante della Guardia Costiera locale, che il governo italiano aiuta ad operare con motovedette, oltre a fondi, addestramento ed assistenza logistica.

Ha anche passato 5 mesi in prigione. Appena dopo la nomina a nuovo premierdi Abdul Hamid Dabaiba ad inizio aprile, è stato scarcerato e gli è stato restituito l’incarico di ufficiale della Marina libica

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