Mela rossa non riconquistata con i timori della vigilia che diventano realtà: tra quattro anni il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrà un avversario ostico. Si chiama Ekrem Imamoglu, rieletto per la seconda volta sindaco di Istanbul ma soprattutto consacrato, dopo le elezioni di domenica 31 marzo, come l’unico candidato dell’opposizione in grado di sfidare il partito del presidente alle elezioni del 2028 (anche perché al momento la Costituzione turca non consente ad Erdogan una nuova ricandidatura).

300mila i voti in più rispetto alla prima vittoria e ben un milione di differenza di consensi rispetto all’avversario del partito di Erdogan: così Imamoglu ha riconquistato Istanbul. Ma chi è il futuro antagonista del potente presidente turco? Nato nel 1970 a Trabzon (Trebisonda), sulle coste del Mar Nero, a mille chilometri di distanza dalla città che oggi amministra, Imamoglu vanta un passato da calciatore amatoriale (era portiere di una squadra dell’isola di Cipro), poi dopo gli studi di ingegneria civile all’università americano di Girne, si è trasferito ad Istanbul con la famiglia, proseguendo l’università e laureandosi in amministrazione aziendale prima, e conseguendo master in gestione delle risorse umane poi.

Imamoglu e le vittorie contro Erdogan

Appassionato di calcio e basket, ha iniziato a lavorare nell’impresa di costruzioni della famiglia, ricoprendo allo stesso tempo incarichi nel consiglio di amministrazione di squadre sportive. Nel 2008 decide di entrare in politica aderendo al partito Repubblicano del Popolo (Chp), la forza politica del fondatore della Repubblica, Mustafa Kemal Ataturk, laica e orientata verso il centro sinistra.

Dopo anni di gavetta, ottiene la candidatura nella municipalità di Beylikduzu, quartiere sulla sponda europea di Istanbul, dove nel 2014 batte per la prima volta alle elezioni locali il candidato di Erdogan. Nel 2019 diventa primo cittadino di Istanbul battendo ancora una volta il candidato dell’Akp, il partito, conservatore, della Giustizia e dello Sviluppo. Un successo che lo stesso Erdogan, rispetto a quanto accaduto nelle scorse ore, non riconobbe, chiedendo nuove elezioni nelle quali Imamoglu riconfermò la sua vittoria, con un vantaggio addirittura più ampio, circa 300mila voti.

Imamoglu e Yavas, i due sindaci che possono stoppare la leadership del sultano

Sia Imamoglu che Mansur Yavas, rieletto per la seconda volta sindaco ad Ankara, rappresentano i due volti del partito repubblicano (Chp) che adesso mette in seria difficoltà la lunga e discussa leadership di Erdogan. Rispetto a Yavas, Imamoglu è considerato il reale rivale del sultano perché in grado di parlare non solo con i laici ma anche con religiosi e conservatori, provando così a strappare parte dell’elettorato di Erdogan. L’ex portiere di calcio ha inoltre dimostrato apertura anche verso la parte curda della società, che lo ha sostenuto in due elezioni consecutive.

Su Imamoglu pende però una specie di Legge Severino turca. Nel 2022 è stato condannato a due anni e otto mesi, con l’esclusione dalla vita politica, per offesa a pubblico ufficiale dopo alcune frasi rivolte nel 2018, quando Erdogan non accettò la sua prima vittoria e Istanbul e ordinò quel nuovo voto che consacrò sindaco Imamoglu. La vicenda è ancora in corso e la carriera politica potrebbe essere a rischio se la Corte d’Appello confermasse la sentenza.

Partito repubblicano surclassa il partito di Erdogan

L’esito delle elezioni municipali vede il partito di Erdogan, l’Akp, conquistare il 34% delle preferenze e perdere lo scettro di primo partito del Paese, con lo stesso presidente turco che ha ammesso, questa volta, la sconfitta. L’affluenza alle urne è stata del 78,3%, altro dato che dovrebbe invitare più di qualche riflessione in Italia. Il Partito popolare repubblicano (Chp) è passato dal 27% al 37% dei consensi e ha ottenuto la vittoria in 35 città della Turchia, mentre il partito al governo, secondo i risultati delle elezioni dopo lo spoglio del 99,9 per cento dei seggi, ha ottenuto la maggioranza dei voti in 24 città. I membri del Chp saranno sindaci in 14 delle 30 grandi città del Paese. Altre 10 città saranno guidate da rappresentanti del Partito democratico popolare, e le restanti 8 da politici del Partito del movimento nazionalista. Nei comuni, il partito al governo ha ottenuto la maggioranza – 324 su 878 seggi – mentre il Chp ne ha ottenuti 302. . “Abbiamo perso e non ce lo aspettavamo, ma le elezioni sono il momento in cui il popolo indica la strada che vuole intraprendere. Sta a noi imparare dagli errori” le parole di Erdogan.

Redazione

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